Allarme voluntary disclosure: la possibilità di pagamento rateale e la proroga a fine anno potrebbero provocare uno squilibrio sui conti pubblici, rinviando di fatto il momento in cui lo Stato incassa l’extra-gettito e non consentendo quindi le coperture previste per il 2015: lo segnala l’ufficio studi del Senato a margine del rinvio concesso, oggetto di discussione in commissione Finanze a Palazzo Madama.
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Il punto riguarda il rapporto fra voluntary disclosure e finanze pubbliche e l’inserimento in bilancio dell’extra-gettito 2015. Primo problema: secondo le previsioni dell’Esecutivo, la procedura di emersione volontaria dei capitali non dichiarati fornirà i 988 milioni necessari per finanziare lo split payment, consentito dall’UE fino al 2017; ma le entrate da voluntary sono una tantum mentre lo split payment va finanziato strutturalmente, quindi il Governo dovrebbe fornire chiarimenti sulle implicazioni relative al saldo strutturale.
La voluntary disclosure è anche servita ad evitare le clausole di salvaguardia sull’aumento accise e acconti IRES e IRAP. significa 671 milioni di euro per il 2015 e altri 17,8 per il 2016, secondo i calcoli di Palazzo Madama. Le cifre fornite dall’Agenzia delle Entrate riportano incassi da voluntary disclosure pari a quasi 1,5 miliardi nel 2015, sufficienti a per coprire tutte le ma con dei rischi: la procedura di emersione consente al contribuente di effettuare i pagamenti in tre rate di pari importo, che unita alla proroga a fine anno potrebbe determinare un differimento di parte degli incassi previsti al 2016, con un conseguente rischio di squilibrio finanziario per il 2015.
=> Voluntary disclosure: chiarimenti applicativi
In pratica, i tecnici del Senato mettono in guardia sulla corretta ripartizione delle entrate da voluntary discosure, su cui si attendono evidentemente stime ufficiali precise. Ricordiamo che in base alle ultime dichiarazioni del direttore dell’Agenzia delle Entrate, Rossella Orlandi, in audizione alla Camera, le adesioni alla procedura di emersione volontaria di capitali sono 70mila. Al di là della precisa quantificazione delle risorse rientrate, in termini di gettito recuperato, resta l’evidente intenzione del Governo di proseguire sulla strada del rientro dei capitali.
=> Voluntary disclosure: guida alla non punibilità penale
La normativa di riferimento è la legge 186/2014, che molto sinteticamente consente il rimpatrio di capitali non dichiarati con pagamento intero delle relative tasse ma uno sconto sulle sanzioni e una sanatoria penale legata ai reati fiscali commessi.
Ebbene, anche in considerazione di novità normative recenti (il decreto attuativo della Riforma Fiscale sulla certezza del diritto ha chiarito la non punibilità penale dei reati fiscali oggetto di emersione per i quali sono scaduti i termini di prescrizione) e di chiarimenti interpretativi legati alla procedura da parte dell’Agenzia delle Entrate, il Governo ha prorogato la possibilità di aderire alla voluntary disclosure di due mesi, spostando il termine al 30 novembre (dal precedente 30 settembre). La proroga è contenuta nel decreto 153/2015, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 30 settembre ed entrato in vigore il giorno stesso. C’è poi un altro mese di tempo, fino al 30 dicembre per presentare la relazione di accompagnamento, che contiene tutta la documentazione relativa ai capitali emersi.