Lettere di compliance: istruzioni dal Fisco sulla corretta procedura

di Anna Fabi

9 Dicembre 2024 14:57

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Lettere di compliance ai contribuenti dal Fisco, in vista della scadenza del CPB, con mero valore informativo e senza obbligo di riscontro: i chiarimenti.

Per il Governo, le comunicazioni dell’Agenzia delle Entrate in occasione dell’imminente scadenza del Concordato Preventivo Biennale, sono semplici inviti alla compliance laddove necessario, hanno un valore puramente informativo e non necessitano di una risposta laaddove il contribuente ritenga di essere nel giusto.

Lo sottolinea anche l’AdE, in una nuova FAQ dedicata: gli alert al contribuente non comportano alcun obbligo di risposta o altra procedura “difensiva”. Le istituzioni rispondono in questo modo alle critiche, arrivate dal mondo delle professioni, sull’invio massivo di messaggi percepiti dai contribuenti come quasi come un minaccia o un ricatto.

Si tratta delle circa 700mila lettere in cui l’Agenzia delle Entrate segnala anomalie dei redditi dichiarati rispetto ai minimi settoriali, con la possibilità di rimediare presentando dichiarazione integrativa oppure aderendo al CPB, il cui termine scade il 12 dicembre.

Lettere di compliance e CPB: le rassicurazioni del Governo

Il viceministro dell’Economia, Maurizio Leo, sottolinea che le missive non hanno «intenzione di vessare, minacciare o intimorire nessuno», e «rientrano nell’ordinaria attività di comunicazione per segnalare eventuali anomalie riscontrate nelle dichiarazioni».

Con queste comunicazioni «si informa semplicemente il contribuente di una situazione che lo riguarda, ma deve essere assolutamente chiaro che chi ha adempiuto correttamente agli obblighi tributari non ha nulla da temere e potrà non tenere conto delle comunicazioni ricevute».

Dichiarazioni che vanno nel senso della distensione, e che rispondono alle molteplici critiche arrivate dal mondo delle professioni.

FAQ delle Entrate sulle lettere di compliance

Nella nuova FAQ pubblicata il 6 dicembre sul proprio portale web, l’Agenzia delle Entrate chiarisce il senso delle lettere, spiegando che il contribuente non deve fare nulla e che la comunicazione non anticipa attività di controllo né richiede di attivarsi per fornire un riscontro. L’obiettivo finale è quello di fare presente le opzioni a disposizione sulla verifica di quanto dichiarato e sulla possibilità di corregere in autonomia gli eventuali errori.

FAQ. Ho ricevuto la vostra comunicazione riguardante una possibile anomalia relativa al reddito che ho dichiarato. Dall’esame della mia dichiarazione, però, non ho riscontrato inesattezze. Cosa devo fare?

Risposta. Non occorre fare nulla. La comunicazione ricevuta ha un valore puramente informativo, non anticipa un’attività di controllo e non richiede di attivarsi per fornire un riscontro all’Agenzia delle entrate.

Qual è il senso di questa comunicazione?

In un’ottica di trasparenza e per far conoscere gli strumenti introdotti dal Legislatore, l’Agenzia delle entrate condivide preventivamente i dati di cui dispone. L’intento dell’informativa è di richiamare l’attenzione sulla possibilità di verificare quanto dichiarato e consentire la correzione in autonomia di eventuali errori.

Se invece ho riscontrato un’inesattezza nel reddito che ho dichiarato, che cosa devo fare?

Nel caso in cui, dopo aver ricevuto la comunicazione, riscontra un’anomalia nella sua dichiarazione, il nostro sistema tributario mette a sua disposizione diverse possibilità, a cominciare dal ravvedimento operoso che, dopo la recente riforma del sistema sanzionatorio, consente di beneficiare di sanzioni più favorevoli rispetto al passato.

Le critiche dei Professionisti

Le associazioni dei Commercialisti, ADC, AIDC, e UNGDCEC, hanno espresso nei giorni scorsi forte disaccordo «sia in merito alle modalità sia per i contenuti delle stesse» missive. Si tratta di comunicazioni «che non raggiungono sicuramente il desiderio di compliance, creando invece solo confusione e preoccupazioni tra i contribuenti».

Lo strumento sembra utilizzato non tanto per informare quanto piuttosto per «indurre il contribuente a prendere determinate decisioni».

Secondo le associazioni, tali lettere commettono anche un errore «nel paragonare il reddito da lavoro autonomo o di impresa con quello minimo previsto per il lavoro dipendente, non considerando la natura del contribuente stesso e “dimenticando”, forse volutamente, che la causa del reddito al di sotto di determinati limiti possa essere legato alla congiuntura economica del 2023 tuttora in corso».

Stefano Sassara, Tesoriere del Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Consulenti del Lavoro, spiega che «le lettere sono state inviate anche a chi è lavoratore dipendente o pensionato e al tempo stesso titolare di una partita IVA per un’attività di lavoro autonomo evidentemente di natura residuale». E definisce questo atto «ripetitivo, non richiesto e sicuramente non gradito ai contribuenti».

L’effetto boomerang nei confronti degli studi professionali è evidente: «si vedono ricontattare dai clienti per ulteriori consulenze e delucidazioni in merito all’eventuale adesione al Concordato Preventivo Biennale, per la quale le opportune valutazioni erano già state fatte».

Le adesioni al CPB e il termine del 12 dicembre

Al di là delle polemiche, il punto è che il Concordato Preventivo Biennale (CPB) al momento non sembra aver dato i risultati che il Legislatore si era riproposto di ottenere. Le adesioni al 31 ottobre scorso, termine ordinario, sono state inferiori alle stime, e per questo sono stati riaperti i termini fino al 12 dicembre.

L’invio massivo delle lettere di compliance è stato considerato come uno strumento per stimolare le adesioni, funzione che esula da quella ordinaria delle missive informative del Fisco.