In Italia, l’imposta di successione si applica al trasferimento di beni e diritti a seguito del decesso di una persona. L’importo dovuto varia in base al grado di parentela tra il defunto e l’erede, nonché al valore dell’eredità.
L’imposta è dunque variabile caso per caso e si calcola in base ad aliquote specifiche, con o senza applicazione di franchigie, che a loro volta scattano o meno in finzione del grado di parentela e del valore dell’eredità.
Di seguito, una panoramica dettagliata delle aliquote e delle franchigie previste dalla normativa vigente e delle novità 2025.
Aliquote e franchigie dell’imposta di successione
Le aliquote e le franchigie sono stabilite dall’articolo 2, comma 48, del Decreto Legge n. 262 del 2006 (la cosiddetta Riforma Prodi, che si applica ancora oggi, dopo la temporanea abolizione che aveva introdotto nel 2001 in Governo Berlusconi).
- Coniuge e parenti in linea retta (figli, genitori, nipoti diretti): aliquota del 4% sul valore eccedente la franchigia di 1.000.000 di euro per ciascun beneficiario.
- Fratelli e sorelle: aliquota del 6% sul valore eccedente la franchigia di 100.000 euro per ciascun beneficiario.
- Altri parenti fino al quarto grado, affini in linea collaterale fino al terzo grado: aliquota del 6% senza franchigia.
- Altri soggetti: aliquota dell’8% senza franchigia.
NB: per i beneficiari portatori di handicap grave, la franchigia è elevata a 1.500.000 euro, indipendentemente dal grado di parentela.
Esempi pratici di calcolo dell’imposta di successione
Secondo il Ministero della Giustizia, soltanto il 12% degli italiani sceglie la successione testamentaria mentre negli altri casi si affida all’ordinamento giuridico.
In base alle statistiche più recenti disponibili (che risalgono al 2022), secondo l’Agenzia delle Entrate le dichiarazioni di successione presentate in un anno sono state circa 600mila, per un valore imponibile totale stimato intorno ai 70 miliardi di euro.
Ma quanto si paga nella pratica per incassare la propria eredità?
- Eredità tra coniuge e figli: se un genitore lascia in eredità al figlio beni per un valore di 1.500.000 euro, l’imposta si calcola sul valore eccedente la franchigia di 1.000.000 euro, quindi su 500.000 euro. L’aliquota del 4% si applica su questo importo, risultando in un’imposta di 20.000 euro.
- Eredità tra fratelli: se un fratello lascia in eredità a sua sorella beni per un valore di 200.000 euro, l’imposta si calcola sul valore eccedente la franchigia di 100.000 euro, quindi su 100.000 euro. L’aliquota del 6% si applica su questo importo, risultando in un’imposta di 6.000 euro.
- Eredità a un amico: se una persona lascia in eredità a un amico beni per un valore di 300.000 euro, l’imposta si applica sull’intero importo, poiché non è prevista alcuna franchigia. L’aliquota dell’8% si applica su 300.000 euro, risultando in un’imposta di 24.000 euro.
Calcolo imposta di successione immobiliare
Per gli immobili, oltre all’imposta di successione, sono dovute l’imposta ipotecaria e catastale, ciascuna pari al 2% e all’1% del valore catastale dell’immobile. Tuttavia, se l’erede possiede i requisiti per l’agevolazione “prima casa”, queste imposte sono dovute in misura fissa di 200 euro ciascuna.
Per calcolare l’imposta sulle successioni immobiliari, oltre ad aliquote e franchigie, è necessario rivedere l’importo della rendita catastale aumentandolo del 5%, per poi moltiplicarlo per uno dei seguenti coefficienti:
- 110 per gli immobili utilizzati come abitazione principale;
- 120 per gli immobili nella categoria catastale A o C;
- 140 per gli immobili nella categoria catastale B;
- 60 per gli immobili nella categoria catastale A/10, ossia studi professionali e uffici, nonché D;
- 40,8 per gli immobili nella categoria catastale C/1, come negozi commerciali ed E.
Ad esempio, per un immobile di categoria A/2 con una rendita catastale di 1.000 euro:
- Rendita rivalutata: 1.000 € + 5% = 1.050 €
- Valore catastale: 1.050 € × 120 = 126.000 €
Come si paga l’imposta di successione e cosa cambia
Fino al 31 dicembre 2024, il pagamento della tassa di successione deve essere effettuato entro 60 giorni dalla notifica dell’avviso di liquidazione contenente l’importo dell’imposta di successione da pagare ed inviato all’erede dall’ufficio territoriale competente dell’Agenzia delle Entrate (dopo aver ricevuto la dichiarazione di successione).
Dal 1° gennaio 2025, invece, entrerà in vigore la riforma della disciplina, prevista dal Decreto Legislativo n. 139/2024, che introduce l’autoliquidazione da parte dei contribuenti.
In base alle nuove disposizioni, gli eredi saranno tenuti a calcolare in autonomia l’imposta dovuta e a versarla entro 90 giorni dalla presentazione della dichiarazione di successione. L’Agenzia delle Entrate effettuerà controlli ex post, per verificare la correttezza dei calcoli e dei versamenti effettuati.
L’autoliquidazione si applica anche alle imposte ipotecarie, catastali, di bollo e alle tasse ipotecarie correlate alla successione.
In caso di errori nel calcolo o nel pagamento dell’imposta, l’Agenzia delle Entrate notificherà un avviso di liquidazione entro due anni dalla presentazione della dichiarazione, richiedendo il pagamento dell’eventuale differenza, oltre a sanzioni e interessi.
Le altre novità 2025 sulle successioni
Il DL 139/2024 contiene la riforma delle imposte sulle successioni e sulle donazioni ed introduce numerose novità anche in materia di trust nell’ambito della riforma fiscale.
Tra le novità spicca la fattispecie nella quale, in caso di erede unico di età non superiore a 26 anni con beni immobili nell’asse ereditario, è previsto lo sblocco delle sole somme corrispondenti alle imposte catastali, ipotecarie e di bollo, anche senza dichiarazione di successione.