La registrazione di un contratto di locazione prevede il versamento dell’imposta di registro, ma cosa succede se sono contenute anche disposizioni relative ad una clausola penale?
A chiarire alcuni dubbi è la risposta n. 185 dell’Agenzia delle Entrate datata 18 settembre 2024.
Un contratto di locazione, ad esempio, può prevedere il pagamento di una penale giornaliera in caso di mancata riconsegna del locale alla scadenza fissata.
Per farlo, bisogna inserire nel testo una clausola penale che, secondo la normativa, è sempre finalizzata a predeterminare il valore del risarcimento del danno in caso di ritardo o di inadempimento della prestazione, senza che il creditore debba provarne l’entità.
La clausola ha quindi una funzione puramente accessoria e non autonoma, per cui non è soggetta a imposta di registro separata. Ma quanto si deve pagare allora in tutto?
Ebbene, proprio perché la registrazione di un contratto di locazione con clausole penali si caratterizza per la presenza di più disposizioni che derivano l’una dall’altra, è sempre necessario applicare la tassazione della disposizione soggetta all’imposizione più alta.
L’Agenzia delle Entrate, a tal fine, precisa che alla clausola penale si applica la disciplina degli atti sottoposti a condizione sospensiva, che prevede il pagamento dell’imposta di registro in misura fissa pari a 200 euro.
La clausola penale, infatti, non opera diversamente da una condizione sospensiva: gli effetti di quest’ultima sono ricollegati al verificarsi di un evento successivo alla registrazione del contratto (quello, futuro ed incerto, dedotto in condizione ovvero l’eventuale ritardo/inadempimento se si tratta di clausola penale).
In ultima analisi, la clausola penale inserita in un contratto di locazione non è soggetta ad imposta di registro separata e pertanto si paga una sola volta in misura fissa (per un importo fissato in 200 euro).