Il decreto correttivo di riforma fiscale approvato il 26 luglio dal Consiglio dei Ministri ha confermato le novità per il concordato preventivo biennale introducendo anche l’annunciata flat tax per le Partite IVA che aderiscono.
Con il fine di agevolare l’adesione alla misura, si mira a quantificare in modo progressivo l’aliquota impositiva, applicando una sorta di sconto sul maggiore reddito concordato, commisurandone la misura al punteggio ISA.
Flat tax e concordato preventivo: come funziona
La tassazione meno onerosa si concentra sulla differenza tra reddito dichiarato e quello risultante dal concordato.
In pratica, si applicha una flat tax variabile in base al differenziale di reddito presuntivo concordato per il 2024 e quello effettivo del 2023 per coloro che sceglieranno il metodo storico per l’acconto di novembre:
- 10% con punteggio non inferiore a 8,
- 12% con punteggio compreso tra 6 e 8,
- 15% con meno di 6.
L’obiettivo finale è quello di attirare i soggetti meno affidabili, portandoli ad un punteggio sempre più alto grazie al vantaggio di una tassazione meno onerosa.
Gli altri correttivi al CPB
Dopo il varo dello strumento, il Governo ha poi introdotto anche altri correttivi.
Unaa novità riguarda ad esempio l’impossibilità di accedere al concordato preventivo per i contribuenti in regime forfettario dal 2024, così come per le società e gli enti che nel 2024 sono stati interessati da operazioni di fusione, scissione e conferimento.
Analogo discorso per le società di persone e associazioni per le quali siano avvenute modifiche della struttura societaria.