Chi ricorre alla cedolare secca applicando la flat tax – e optando per il regime di libero mercato con l’aliquota al 21% o per i prezzi calmierati pagando il 10% – può ottenere un forte risparmio dal punto di vista fiscale.
Lo scorso anno sono stati 2,8 milioni (+3%) secondo li dati statistici del Ministero delle Finanze.
Cedolare secca: risparmi IRPEF da recond
Il vantaggio per i proprietari di immobili locatori è stato pari a circa 2,5 miliardi di euro nelle dichiarazioni dei redditi presentate 2023, di cui 12,8 miliardi a canone libero (+7,9%) e 6,8 miliardi per affitti a canone concordato (6,8 miliardi, +9,8%).
In base ai calcoli del Sole24Ore, su un risparmio IRPEF nel 2023 di 2,5 miliardi di euro complessivi, circa 887 milioni sarebbero riferiti a locazioni a canone concordato (i classici 4+4 o 3+2). La restante quota riguarda affitti residenziali a canone libero oppure locazioni brevi ai turisti.
Si tratta di cifre record, soprattutto se si considera che la cedolare secca sostituisce anche addizionali IRPEF, imposta di registro e bollo.
Risparmio potenziali per inquilini Partite IVA
A favorire questo trend positivo sarà anche la nuova sentenza della Corte di Cassazione (n. 12395, depositata il 7 maggio 2024), che apre alla cedolare secca anche ai conduttori che operano con Partita IVA, quindi, anche alle imprese vhe affittano studio o sede da privati.
La sentenza, che ribalta quanto sostenuto finora dall’Agenzia delle Entrate, consente l’applicazione della cedolare secca anche qualora il locatore ceda il suo appartamento a uso abitativo a un soggetto esercente attività d’impresa o di lavoro autonomo.
Secondo Caf Acli, i contratti stipulati con cedolare secca riguardano ad oggi circa lo 0,63% dei conduttori e lo 0,83% dei contratti, pari a circa 8-10mila nuove locazioni che potrebbero essere interessati dagli effetta della sentenza.
Per quanto concerne gli affitti residenziali, invece, la stima delle nuove locazioni con cedolare secca si aggira sui 22-30mila contratti.