Il Credito d’imposta Mezzogiorno e quello ZES (Zone Economiche Speciali) non sono cumulabili, e se un’impresa effettua un investimento ammissibile ad entrambi gli incentivi, deve sceglierne quale dei due attivare. Il Bonus ZES non è infatti un’agevolazione diversa rispetto al Bonus Sud, ma è lo stesso beneficio fiscale potenziato.
La precisazione è contenuta in uno specifico interpello dell’Agenzia delle Entrate.
Il credito d’imposta Mezzogiorno
Il credito d’imposta Mezzogiorno, introdotto dalla Legge 208/2015 (comma 98, articolo 1) riguarda investimenti effettuati nel 2023 per l’acquisizione di beni strumentali nuovi destinati a strutture produttive nelle regioni Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia, Sardegna e Molise.
Il credito d’imposta ZES
Il credito d’imposta ZES è invece regolato dall’articolo 4 del DL 91/2017, che istituisce zone economiche speciali nelle quali vengono riconosciuti alle imprese benefici fiscali fra i quali il credito d’imposta Mezzogiorno, ma con una limite di spesa più alto (sono incentivati progetti fino a 100 milioni euro invece che 3 milioni di euro per le piccole imprese, 10 milioni di euro per le medie imprese e 15 milioni di euro per le grandi imprese).
Perché non sono cumulabili
Nella risposta all’interpello, le Entrate chiariscono che «per gli investimenti effettuati nelle ZES, il credito d’imposta costituisce, sotto diversi profili, un potenziamento ed ampliamento del credito d’imposta Mezzogiorno, mantenendo, in quanto compatibile, la medesima disciplina di riferimento».
Quindi, le due misure non sono dunque cumulabili perché «non costituiscono due distinte agevolazioni fiscali, ma piuttosto rappresentano un’unica agevolazione, diversamente modulata in relazione agli ambiti territoriali in cui gli investimenti presi in considerazione delle relative disposizioni sono effettuati».