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Il prelievo annuale delle tasse patrimoniali genera complessivamente 49,8 miliardi di euro, che vanno a depositarsi sulle casse dello Stato. Lo stima l’Ufficio studi della CGIA.
Le imposte sui beni patrimoniali mobili, immobili o finanziari comprendono numerose voci, tra cui IMU (che si paga anche sulle prime case di lusso), TASI, imposte di bollo, bollo auto, Canone RAI, imposta ipotecaria e imposta sulle successioni e donazioni, ma anche diritti catastali, imposta di registro e sostitutiva, imposta sulle transazioni finanziarie e su imbarcazioni e aeromobili.
Il prelievo relativo alle imposte patrimoniali ha subito un notevole incremento nel tempo: dai 9,1 miliardi di euro del 1990 si è passati ai 25,7 miliardi di euro del 2000, fino ai 48,4 miliardi del 2015 e ai 49,8 miliardi di euro del 2022.
Ad abbattersi sui conti correnti è stata anche l’inflazione che negli ultimi due anni ha generato una perdita di potere d’acquisto indotta proprio dall’aumento dei prezzi registrato nel 2022 e nel 2023.
Una eventuale nuova patrimoniale applicata agli immobili o alla ricchezza finanziaria degli italiani, come suggerito dall’OCSE all’Italia, servirebbe sì a recuperare nuove risorse per fronteggiare il precario stato dei conti pubblici. ma a danno dei consumi.
Una soluzione basata sul taglio della spesa improduttiva, invece, sarebbe più efficace a ridurre il deficit e, conseguentemente, il debito pubblico.
A tal fine, oltre a combattere più seriamente l’evasione fiscale, sarebbe auspicabile secondo la CGIA un ritorno alla classica “spending review”, peraltro già prevista in Manovra 2024, articolata per Ministeri.