Entro il 14 gennaio chi affitta case su Airbnb deve comunicare alla piattaforma se applicare o meno la cedolare secca. Nel caso in cui non venga effettuata alcuna scelta, automaticamente Airbnb tratterrà il 21%.
Questa comunicazione è arrivata nelle scorse settimane a tutti coloro che utilizzano la piattaforma per affitti brevi e case vacanza dopo che la società ha raggiunto un accordo con il Fisco italiano.
Gli host dovranno però tenere conto di una seconda novità normativa nel momento in cui esercitano l’opzione.
Cedolare secca trattenuta sui compensi Airbnb
La Legge di Bilancio 2024 ha innalzato la cedolare secca sugli affitti brevi al 26%, con alcune eccezioni: dal 2024, è possibile pagare il 21% per il primo alloggio e su quelli successivi si applica il 26%. La regola vale per chi esercita l’attività di affitti brevi in forma non imprenditoriale, mettendo sul mercato al massimo quattro alloggi. Con più di cinque immobili scatta la forma imprenditoriale che comporta una tassazione diversa (niente cedola secca).
- Quindi, chi ha un solo alloggio messo in affitto con contratto breve, può anche non effettuare la comunicazione ad Airbnb, che automaticamente applicherà la cedolare secca al 21%.
- Chi invece affitta ai turisti da 2 a 4 alloggi, deve pagare il 26% sugli immobili successivi al primo e di conseguenza deve comunicarlo alla piattaforma (che non sembra aver fornito indicazioni specifiche su questa novità inserita in Manovra).
Tasse Airbnb non pagate: come procedere
Per le tasse non pagate finora, per quelle riguardanti il periodo tra il 2017 e il 2021, Airbnb coprirà il mancato versamento da parte degli host.
Per quanto riguarda il 2022, Airbnb sta invitando gli host a ricorrere al ravvedimento operoso, mentre per gli incassi 2023 l’indicazione è quella di inserirli nella dichiarazione dei redditi.
Dal 2024 viene applicata automaticamente la cedolare secca del 21%, a meno che non sia indicata una scelta diversa da parte del contribuente che affitta il proprio alloggio.