Il Parlamento propone di potenziare le agevolazioni per il rientro dei cervelli, in particolare per i lavoratori neo-genitori, per chi compra casa in Italia oppure per chi rientra in patria pur non cambiando azienda.
La riforma del regime agevolato è contenuta nel decreto legislativo che attua la Riforma fiscale in materia di fiscalità internazionale e, in base alle anticipazioni di stampa, il Governo sarebbe intenzionato a recepire adesso una serie di modifiche proposte dalle commissioni parlamentari.
Vediamo le novità in arrivo e quelle ulteriori su cui si sta lavorando.
Regime impatriati: le basi della riforma
La riforma prevede una detassazione IRPEF al 50% (mentre oggi l’agevolazione è al 70%) per i cosiddetti lavoratori impatriati, fino a un tetto di reddito pari a 600mila euro. Riguarda lavoro dipendente o assimilato e lavoro autonomo e si applica per cinque periodi di imposta a partire da quello in cui viene spostata a residenza.
Sono previsti precisi requisiti per avere diritto all’agevolazione (che tecnicamente è un abbattimento della base imponibile), fra cui essere lavoratori a elevata qualificazione o specializzazione, non aver avuto la residenza fiscale in Italia nei tre periodi di imposta successivi e impegnarsi a restare in Italia per almeno cinque anni.
Rientro cervelli: nuovi incentivi allo studio
Fra le ulteriori proposte allo studio c’è dunque quella di potenziare il beneficio al 60-70% per chi ha figli piccoli o li avrà durante la fruizione del regime fiscale. C’è anche la richiesta di incentivo prolungato di tre anni per chi rientrando copra casa.
Infine, si valuta l’estensione del regime fiscale per chi sceglie il rientro anche senza cambiare lavoro (la formulazione attuale della norma limita l’agevolazione a chi instaura un nuovo rapporto di lavoro).
Possibilità e tempi di approvazione
Si tratta di uno dei provvedimenti attuativi della delega di riforma fiscale.
Come detto, al momento le modifiche sono solo allo studio. L’ultima parola spetta al Governo, che deve tornare ad esaminare il provvedimento per decidere in che modo modificarlo dopo la consultazione parlamentare.