Tratto dallo speciale:

Tutti i costi della Partita IVA e qualche consiglio per risparmiare

di Anna Fabi

5 Ottobre 2023 10:29

logo PMI+ logo PMI+
Panoramica sui costi da sostenere per l’apertura, la gestione e la chiusura della Partita IVA, dalle spese fisse e variabili fino alle tasse da versare per essere in regola con il Fisco.

Addentrarsi nel complesso universo dei costi relativi all’apertura della Partita IVA è un passaggio obbligato per chi sta valutando di intraprendere questa strada, così come per coloro che hanno già compiuto questo passo ma hanno bisogno di ottenere un quadro preciso della spesa da sostenere.

I dubbi da chiarire a livello burocratico e fiscale, infatti, sono molteplici: aprire la Partita IVA è costoso? Quali sono le spese fisse e quelle variabili? Quali le tasse da versare e i costi di gestione? Esistono semplici strategie per limitare la spesa?

Il primo step da compiere per risparmiare sui costi di apertura e gestione della Partita IVA è informarsi in modo preciso sugli adempimenti richiesti, evitando così di andare incontro a omissioni e dimenticanze che possono costare caro.

Fatture in Cloud, con l’obiettivo di rispondere in modo esaustivo ai quesiti più comuni, ha pubblicato una guida in tema di tasse Partita IVA, focalizzando l’attenzione sui principali costi tenendo conto del regime fiscale adottato. Il contenuto fa parte della più ampia raccolta dedicata all’apertura della Partita IVA.

Quanto costa aprire la Partita IVA?

L’apertura della Partita IVA per il libero professionista che esercita un’attività non regolamentata da un Albo professionale è un’operazione completamente gratuita: è sufficiente compilare e presentare uno dei modelli previsti dall’Agenzia delle Entrate.

Sebbene la presentazione del modello sia a costo zero, tuttavia, è necessario tenere conto di altre possibili spese richieste in casi specifici:

  • il compenso dovuto al CAF o al commercialista in caso di richiesta di assistenza per la gestione della pratica;
  • il costo di iscrizione all’Albo professionale di appartenenza per i professionisti che esercitano un’attività protetta, come architetti, notai, avvocati solo per citarne alcuni.

Le ditte individuali e le società, invece, sono tenute a sostenere costi aggiuntivi collegati a specifici adempimenti, come l’iscrizione al Registro delle Imprese e alla Camera di Commercio. In questo caso, infatti, è necessario versare:

  • diritti di segreteria applicati alle domande presentate al Registro delle Imprese;
  • imposta di bollo;
  • diritto camerale, prestazione dovuta alla Camera di Commercio di competenza;
  • SCIA, la Segnalazione certificata di inizio attività da presentare al Comune.

Quali sono i costi di gestione della Partita IVA?

Per quanto riguarda i costi di gestione della Partita IVA, è possibile distinguere tra i costi fissi e le spese variabili, che sono strettamente legate alla produzione e al fatturato.

Costi fissi e variabili

Rientrano tra le spese fisse di una Partita IVA, ad esempio, l’acquisto di macchinari, gli oneri legati al personale e gli eventuali diritti camerali, mentre a variare sono le tasse e i contributi da versare.

Il costo del commercialista

Una voce di spesa da non sottovalutare, infatti, è quella legata al pagamento dei compensi al commercialista, una figura professionale che svolge una funzione determinante durante l’intera attività della Partita IVA.

Il ruolo di questo professionista, infatti, è quello di guidare e aiutare le Partite IVA a tenere in regola in modo ottimale la situazione contabile e burocratica, anche per quanto concerne le scadenze fiscali.

Tasse Partita IVA: cosa c’è da sapere

L’apertura della Partita IVA richiede l’adesione a un regime fiscale e contabile specifico, che detta le regole da seguire per svolgere la propria attività a norma e in regola con il Fisco. In Italia sono in vigore tre regimi fiscali, ciascuno caratterizzato da una tassazione differente.

Regime ordinario

Le Partite IVA che operano con regime ordinario sono chiamate a versare:

  • IVA, l’Imposta sul valore aggiunto applicata in fattura con un’aliquota che varia in base alla tipologia di bene o al servizio trattato. È anche necessario calcolare il saldo IVA a scadenze prefissate;
  • IRPEF, l’Imposta sul reddito delle persone fisiche che aumenta progressivamente con la crescita del reddito, versata dalle Partite IVA che figurano come ditte individuali o liberi professionisti;
  • IRES, l’Imposta sul reddito delle società calcolata sul reddito tenendo conto di una aliquota precisa;
  • IRAP, l’Imposta regionale sulle attività produttive che le imprese sono tenute a versare alla Regione, dalla quale sono invece escluse le persone fisiche.

Regime semplificato

La tassazione per le Partite IVA in regime semplificato non si distacca eccessivamente da quella prevista per il regime ordinario, facendo riferimento all’IRPEF per le persone fisiche e all’IRAP per le attività produttive.

Regime forfettario

Le Partite IVA in regime forfettario, infine, versano una tassazione calcolata sulla base di un’unica aliquota sostitutiva del 15%, che si sostituisce a IRPEF e IRAP e può ridursi al 5% per i primi cinque anni di attività, seppure a determinate condizioni.

Il reddito imponibile su cui applicare l’imposta sostitutiva, inoltre, si calcola individuando il coefficiente associato al proprio codice ATECO da moltiplicare per i ricavi calcolati secondo il principio di cassa.

Costi di chiusura della Partita IVA

Anche la chiusura della Partita IVA comporta dei costi da sostenere, che tuttavia sono differenti a seconda dal tipo di attività da cessare.

I liberi professionisti, ad esempio, non devono sostenere alcuna spesa per chiudere la Partita IVA, che può essere cessata utilizzando i moduli forniti gratuitamente dall’Agenzia delle Entrate da compilare e inviare entro 30 giorni dalla cessazione dell’attività.

Le ditte individuali, invece, sono tenute a versare sia i diritti di segreteria sia il costo della marca da bollo per l’invio delle comunicazioni alla Camera di Commercio.