In caso di debiti tributari pagati a rate, il contribuente non può essere accusato di evasione fiscale e non è quindi punibile, in quanto il fatto viene considerato di tenue gravità.
Lo hanno messo nero su bianco i giudici della Corte di Cassazione che, con la sentenza n. 28031 del 28 giugno 2023, hanno accolto il ricorso su un caso di mancato versamento IVA dovuto a una crisi di liquidità.
Tenuità del reato con debito tributario a rate
Secondi gli Ermellini, anche chi salda il debito con il Fisco a rate può essere prosciolto perché la condotta successiva al reato compiuto è stata corretta.
Nel caso di specie, infatti, era stato saldato il debito seppur frazionando il dovuto in un elevato numero di rate.
Pena proporzionata al piano di rientro del debito
La condotta successiva al reato, come precisa la Cassazione, in qualche modo azzera la gravità iniziale del reato stesso, in quanto si onora tempestivamente il piano rateale concordato con l’Agenzia delle Entrate.
Come previsto dal d.lgs. 10 ottobre 2022, n. 150 che ha modificato l’Art. 131-bis del Codice Penale, in particolare:
Nei reati per i quali è prevista la pena detentiva non superiore a due anni, o la pena pecuniaria, sola o congiunta, la punibilità è esclusa quando, per le modalità della condotta e per l’esiguità del danno o del pericolo, l’offesa è di particolare tenuità e il comportamento risulta non abituale.