Giovedì 8 giugno si festeggia il “giorno di liberazione fiscale”, il Tax Freedom Day 2023 che segna la fine del periodo dell’anno in cui si lavora per il Fisco. Per i contribuenti italiani, infatti, questa data segna l’inizio del periodo dedicato al guadagno non finalizzato a pagare tasse, imposte, tributi e contributi.
Siamo ad un picco storico, bissando il triste primato dello scorso anno (9 giugno), quando però a determinare l’incremento della pressione fiscale era stata la congiuntura dovuta alla guerra e al caro energia.
Si lavora solo per pagare le tasse
Secondo quanto stimato dall’Ufficio studi della CGIA, l’anno in corso ha richiesto ben 158 giorni di lavoro, sabati e domeniche inclusi, per adempiere ai versamenti fiscali tra IRPEF, IMU, IVA, IRAP, IRES, addizionali varie, contributi previdenziali e assicurativi, in pratica un giorno in meno rispetto al 2022.
Dando uno sguardo agli anni passati, dopo il 1995 è stato il 2005 l’anno in cui il giorno della liberazione fiscale è caduto meno in là nel calendario, precisamente il 23 maggio, mentre il Tax Freedom Day più in ritardo si è registrato nel 2022, quando la pressione fiscale ha raggiunto il record storico del 43,5%.
Osservando gli altri Paesi della UE, solo la Francia e il Belgio hanno registrato un peso fiscale superiore a quello italiano almeno per quanto riguarda il 2022, mentre la media degli Stati dell’Area euro è stata del 41,9%.
Scadenze fiscali di giugno 2023
Sempre secondo la CGIA, nel mese di giugno 2023 i contribuenti italiani sono chiamati a rispettare 115 scadenze fiscali, con una media quasi 4 al giorno:
- 50 scadenze entro il 16 giugno (IVA, ritenute, Tobin tax, imposta intrattenimenti);
- comunicazione del canone TV entro il 20 giugno;
- 55 versamenti (IRPEF, addizionali, cedolare secca, ritenute, IVA, IRES e IRAP, imposte sostitutive), 4 dichiarazioni (IRPEF, sostitutive, INTRA), 4 comunicazioni (contratti di locazione, informazioni finanziarie a fini fiscali tra stati UE) e una istanza canone TV entro il 30 giugno.
Dove si pagano più tasse?
A versare il maggior numero di tasse, infine, sono i contribuenti residenti nelle Regioni più ricche, con la Provincia Autonoma di Bolzano al primo posto. Seguono Lombardia, Valle d’Aosta, Emilia-Romagna e Lazio, mentre la Calabria rappresenta l’area dove il peso fiscale è più contenuto.
Il divario tra Nord e Sud è dovuto al nostro sistema tributario, basato sul criterio della progressività: a livelli di reddito maggiori corrisponde un gettito più elevato.
Vero è anche che nelle aree dove il settore primario ha incidenza maggiore sull’economia italiana le agevolazioni e deduzioni fiscali riducono la base imponibile e dunque anche il gettito delle imposte versate dalla regione.