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Interpelli del Fisco a pagamento, pioggia di proteste

di Barbara Weisz

Pubblicato 14 Marzo 2023
Aggiornato 24 Aprile 2023 15:57

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Riforma fiscale: nella bozza gli interpelli fiscali diventano a pagamento, per commercialisti e avvocati si snatura uno strumento di compliance.

Nell’ambito della Riforma fiscale che il Governo si prepara ad approvare c’è una misura che i commercialisti definiscono “un grave errore” e gli avvocati “sconcertante”: l’ipotesi è quella di rendere a pagamento gli interpelli all’Agenzia delle Entrate. Obiettivo, ridurne l’enorme numero, puntando maggiormente su provvedimenti interpretativi di carattere generale e strumenti come le FAQ.

La prudenza è comunque d’obbligo, non essendoci ancora un testo ufficiale ma soltanto una bozza del disegno di legge delega, che all’articolo 4 prevede che il contribuente, nel caso in cui voglia inviare una domanda al Fisco per chiarire un dubbio applicativo, debba pagare.

Come? Versando un contributo calibrato in base a tipologia di contribuente e complessità del quesito.

Interpelli a pagamento in Riforma Fiscale

L’ipotesi di legge prevede di non rispondere agli interpelli che riguardano questioni su cui sono già stati pubblicati documenti interpretativi da parte dell’Agenzia delle Entrate, di richiedere un contributo economico al contribuente a fronte della risposta ricevuta e di sospendere il servizio per l’intero mese di agosto. Insomma, la riforma fiscale prevede un sostanziale depotenziamento di questo strumento.

L’ipotesi non sembra gradita alle categorie dei professionisti che si occupano della consulenza fiscale e giuridica. «Rendere l’interpello, istanza che il contribuente rivolge all’Agenzia delle Entrate per ottenere chiarimenti prima di attuare un comportamento fiscalmente rilevante, una “consulenza a pagamento” è un grave errore – afferma Matteo De Lise, presidente dell’Unione Giovani Commercialisti -. Comprendiamo l’esigenza di contenere l’elevato numero di interpelli che giungono all’attenzione dell’Amministrazione finanziaria, ma in questo modo si va a snaturare completamente il senso di uno strumento che negli anni si è rivelato molto utile per cittadini e professionisti”.

Il segretario generale dell’Associazione Forense Giampaolo Di Marco definisce la misura «francamente sconcertante». «Con buona pace del declamato Fisco vicino al cittadino, l’articolo 4 della bozza, che è finalizzato alla revisione dello statuto dei diritti del contribuente, si pone l’obiettivo di limitare il ricorso all’interpello all’Agenzia delle Entrate, che vorrebbe invece arroccarsi nella propria torre d’avorio». E ancora: «non si può fare cassa su uno strumento che è indispensabile ogni giorno a migliaia di cittadini e professionisti. Si trovino più risorse per l’Agenzia delle Entrate, ma non imponendo una gabella su un servizio che ha la funzione di dare indicazioni e spiegazioni al contribuente, utile specialmente in ottica deflattiva rispetto a futuri contenziosi».

Come funziona oggi l’interpello

L’interpello è un’istanza che il contribuente rivolge all’Agenzia delle Entrate prima di attuare un comportamento fiscalmente rilevante, per ottenere chiarimenti in relazione a un caso concreto e personale in merito all’interpretazione, all’applicazione o alla disapplicazione di norme di legge di varia natura relative a tributi erariali. Si può presentare in diversi modi (consegna a mano, plico raccomandato con avviso di ricevimento, posta elettronica certificata, posta elettronica) e ci sono diverse tipologie di interpello, destinate alle diverse categorie di contribuenti (persone fisiche, imprese, enti).

L’Associazione Nazionale Forense fornisce una serie di dati: «nel 2022 sono state fornite da parte dell’Agenzia delle Entrate circa 18mila risposte», quindi effettivamente c’è «una mole non indifferente di interpelli», ma «il personale dell’Agenzia delle Entrate e delle altre Agenzie fiscali dovrebbe lavorare al servizio dei contribuenti e dei cittadini».

«Positiva la possibilità di fare ricorso all’interpello quando non è possibile richiedere risposte scritte tramite servizi di interlocuzione rapida, che si realizzano anche tramite l’utilizzo di tecnologie digitali e dell’intelligenza artificiale: questo è certamente un modo appropriato di rendere il servizio pubblico più rapido ed efficiente».

Le certezze sulla conferma o meno di queste ipotesi di riforma degll’interpello fiscale si avranno solo con la presentazione del ddl delega, che è attesa in Consiglio dei Ministri con ogni probabilità giovedì 16 marzo. Nel frattempo, l’Esecutivo sta incontrando le parti sociali e i rappresentanti delle professioni.