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Cessione crediti bloccati, PMI a rischio fallimento

di Anna Fabi

6 Giugno 2022 10:00

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Superbonus a effetto boomerang: le imprese chiedono provvedimenti per sbloccare il mercato della cessione crediti edilizi, in 33mila a rischio fallimento.

Prima le cifre del Governo: 5 miliardi di crediti edilizi non accettati dalle banche, e dunque incagliati sulla piattaforma del Fisco. Poi le stime CNA (Confederazione Nazionale Artigiani) sull’impatto per le imprese: 2,6 miliardi di crediti fiscali anticipati praticando lo sconto in fattura senza poi riuscire a incassare i proventi delle cessioni.

Risultato: 33mila imprese artigiane a rischio fallimento, con una potenziale perdita di 150mila posti di lavoro nella filiera delle costruzioni.

Troppe aziende con crediti incagliati

Oltre 60mila si trovano con cassetto fiscale pieno di crediti ma senza liquidità. Il 48,6% del campione (costituito da 2mila aziende) teme il fallimento mentre il 68,4% prospetta il blocco dei cantieri attivati. Quasi un’impresa su due sta pagando in ritardo i fornitori, una su tre non riesce a pagare le tasse e una su cinque neppure gli stipendi.

Se guardiamo alla segmentazione delle imprese con i crediti incagliati:, notiamo che sono inversamente proporzionali ai ricavi: piccole attività che fatturano fino a 150mila euro, hanno in media 57mila euro di crediti bloccati, mentre una grossa ditta con 750mila euro di ricavi sconta in media un ammontare complessivo di bonus fermi in piattaforma pari a 200mila euro.

Il cortocircuito normativo

Il problema è che le imprese che praticano lo sconto in fattura e poi provano a cedere il credito ad una banca, devono inserirlo nella apposita piattaforma di cessione crediti. Ma finché la banca non lo accetta non hanno modo di liquidare il bonus edilizio.

Questo perché le molteplici leggi che si sono succedute nei primi mesi del 2022 hanno bloccato il mercato, imponendo vincoli alle cessioni che rendono più complesso anche per le banche “fare la propria parte”.

Non solo: se nella metà dei casi il problema è che non ci sono compratori,  per oltre il 30% il collo di bottiglia sono i tempi di accettazione eccessivamente lunghi dei documenti contrattuali.

Soltanto per le operazioni dal 1° maggio in poi si possono effettuare quattro cessioni  del credito (oltre allo sconto in fattura), di cui due obbligatoriamente verso banche ed una da parte delle banche ai propri correntisti. Il tutto, con la cessione anche parziale del credito, limitatamente però alla sola prima cessione e con il vincolo del frazionamento per quote annuali. Questo dovrebbe agevolare i nuovi crediti ma non quelli “vecchi”.

L’associazione imprenditoriale  CNA sollecita dunque il Governo «a trovare rapidamente una soluzione per disinnescare una bomba economica e sociale, generata da una serie di provvedimenti normativi che hanno alimentato confusione e profonda incertezza».