Ci sono oltre 5 miliardi di crediti edilizi incagliati, a seguito di cessioni in gran parte riconducibili al Superbonus: sono i numeri forniti dal Ministero dell’Economia, in risposta a un’interrogazione parlamentare in commissione Finanze al Senato, per conoscere la situazione del mercato dopo gli ennesimi correttivi di legge (in particolare per quanto concerne le quattro operazioni possibili ed il frazionamento annuale), in vigore dal primo maggio 2022 e recepiti dalla piattaforma dell’Agenzia delle Entrate.
Il blocco maggiore riguarda la prima cessione del credito o lo sconto in fattura, quindi il primo step della catena di possibili cessioni.
In base ai dati del Governo, al 19 maggio scorso risultavano in piattaforma ben 5,396 miliardi di euro presenti caricati dai cedenti ma non ancora accettati di cessionari. Circa 3,684 miliardi fanno capo al Superbonus 110% mentre i restanti 1,491 miliardi sono riferiti agli altri bonus edilizi.
Sono soldi anticipati dalle imprese, senza poi riuscire a trasformarli in liquidità. Per l’Agenzia delle Entrate non c’è un termine entro il quale le banche devono rispondere alla domanda di cessione, per cui si è creata una situazione di stallo.
Certo è che il mercato, pur dopo le nuove misure di flessibilità sulle cessioni previste dal decreto Ucraina bis – che consente una cessione ai correntisti in qualsiasi momento della catena verso i propri correntisti – non sembra essere ancora ripartito. La nuova flessibilità è operativa dal primo maggio 2022 e si applica alle sole operazioni con prima cessione successiva a questa data. Quindi, nulla cambia per i vecchi crediti impantanati per superata capienza fiscale delle banche.
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Sui nuovi crediti è necessario attendere ancora qualche settimana per capire se e come sarà in grado di sbloccare il mercato. Difficilmente potrà però avere un impatto immediato sui crediti incagliati prima. E’ tuttavia possibile che, dando respiro agli operatori, le banche liberino spazio per portare avanti anche vecchie cessioni per le quali l’opzione è stata comunicata nei mesi scorsi senza poi dare prosecuzione all’effettivo acquisto del credito anticipato dalle imprese di costruzione.