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Riforma fiscale: il Governo decide sul taglio IRPEF in Manovra

di Alessandra Gualtieri

3 Dicembre 2021 11:41

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Nuova IRPEF in Manovra 2022: il Governo concretizza la sua proposta dopo i vertici con i sindacati, i partiti e la cabina di regia sulla riforma fiscale.

Il Governo tira le somme sulla riforma fiscale e sul taglio delle tasse dal 2022, con il 47% delle risorse in Legge di Bilancio destinate alla riduzione delle imposte a beneficio dei primi due scaglioni IRPEF, dunque ai redditi più bassi: è quanto emerge a margine del vertice del 2 dicembre con i Sindacati e della cabina di regia del 3 dicembre sul tema riforma fiscale, – presenti il ministro dell’Economia, i capi delegazione e i responsabili economici delle forze di maggioranza – prima del Consiglio dei Ministri odierno. In base alle anticipazioni, la destinazione delle risorse per la riforma IRPEF seguirà la seguente articolazione:

  • 1,1 miliardi per lo scaglione di reddito IRPEF fino a 15mila euro
  • 2,2 miliardi per lo scaglione da 15mila a 28mila euro
  • 2,7 miliardi per lo scaglione tra 28mila e 50mila euro
  • 1 miliardo è destinato ai redditi oltre 50mila euro

La soglia della no tax area dei pensionati si eleverebbe a 8.500 euro. In tutto, per il taglio delle tasse delle persone fisiche il Governo dovrebbe riservare 7 miliardi degli 8 miliardi a disposizione (il miliardo restante andrà al taglio IRAP).

Dai calcoli tecnici, si sarebbero liberati circa 2 miliardi di euro oltre a quanto previsto per il taglio dell’IRPEF, che andranno a finanziare una decontribuzione straordinaria (un bonus una tantum), ulteriori misure per il taglio bollette nonché il mini-taglio IRAP per gli autonomi e le ditte individuali.

La riforma IRPEF secondo il Governo

L’entrata in vigore del nuovo sistema impositivo dovrebbe essere previsto con le buste paga di marzo 2022, in necessaria concomitanza con le novità dell’assegno unico (che ingloba e sostituisce le detrazioni per figli a carico). Previsto ovviamente il conguaglio relativo alle mensilità di gennaio e febbraio.

La nuova IRPEF 2022: detrazioni, scaglioni e aliquote

Il taglio delle tasse si attuerebbe dunque attraverso un aumento delle detrazioni ed un’aliquota marginale più alta di quella attuale. La nuova IRPEF, in base alle anticipazioni, sarà ridotta a quattro aliquote e prevedrà un’imposizione inferiore. Di fatto, sarebbe accolta in buona parte la proposta di riforma avanzata dai partiti. Che fine farebbe il bonus IRPEF (ex Renzi) in busta paga? Fino a 15mila euro rimarrebbe nella forma attuale, mentre per gli scaglioni successivi sarebbe incamerato nelle maggiori detrazioni sul lavoro dipendente.

Le proposte di riforma politiche e sindacali

Il Governo mira dunque a concretizzare la proposta di Governo in merito alla destinazione delle risorse per la riforma IRPEF e non solo, alla luce delle proposte avanzate dai Sindacati (innalzamento della no tax area, taglio del cuneo fiscale ai dipendenti con redditi nei primi scaglioni) ma soprattutto di quella dei partiti, frutto di un’intesa di maggioranza condivisa poi con l’Esecutivo (riduzione a 4 scaglioni IRPEF e taglio delle aliquote di 2-3 punti percentuali), che si sintetizza a sua volta come segue:

  • 1° scaglione (redditi fino a 15mila euro): aliquota IRPEF al 23%
  • 2° scaglione (redditi 15-28mila euro): aliquota IRPEF al 25% (dal 27%)
  • 3° scaglione (redditi 28-50mila euro): aliquota IRPEF al 35% (dal 38%)
  • 4° scaglione (oltre 50mila euro): aliquota IRPEF al 43%

Il tavolo tenutosi a Palazzo Chigi tra il premier Mario Draghi, i ministri dell’Economia Daniele Franco, e del Lavoro Andrea Orlando, con i leader di Cgil, Cisl e Uil, ha visto un’ennesima fumata nera, analogamente a quanto avvenuto finora per il tavolo sulla riforma pensioni. Le richieste sindacali propendono per una destinazione integrale delle risorse ai lavoratori e ai pensionati, mentre il Governo cerca di serbare qualcosa anche per altre misure e altri destinatari, pur orientandosi nella medesima direzione: aiutare i redditi più bassi. La sintesi, nella nuova proposta di Governo, che dovrebbe trovare posto come emendamento di Governo nel Ddl di Bilancio in discussione al Senato.