- La ripresa economica, decisiva per il disimpegno statale e la normalizzazione delle insolvenze aziendali.
- La velocità del disimpegno statale, che influenzerà le dinamiche di erosione della liquidità delle aziende.
- Le aziende a rischio default, tenute a galla da misure di emergenza e indebolite dalla crisi.
- Il deterioramento delle finanze aziendali, oltre ai problemi di sostenibilità del debito.
- La creazione di nuove imprese, che farà crescere la base di calcolo delle potenziali insolvenze, in particolare nei settori con boom post-pandemia (es.: consegne a domicilio) e redditività incerta.
Nel 2022, in Italia, si stimano circa 12.000 aziende a rischio default. Nel 2020 le insolvenze sono scese fino a -32% mentre per fine 2021 si stima un aumento pari a +50,2% in quasi tutti i settori (eccetto l’industria mineraria/estrattiva), con picchi nel commercio, nel manifatturiero, l’edilizia e gli alberghi/ristoranti.
In termini assoluti, saremmo comunque sotto i livelli pre-Covid.