Un miglior uso delle tecnologie informatiche, ampliamento dei pagamenti tracciati, applicazione della ritenuta d’acconto: sono alcuni degli strumenti che bisognerebbe attivare per rendere più efficace la lotta all’evasione fiscale. Che continua a non dare i risultati attesi. «I risultati finanziari derivanti dall’ordinaria attività di accertamento e controllo sostanziale conseguiti dall’Agenzia delle entrate – segnala la Corte dei Conti, in sede di Rendiconto generale dello Stato 2020 – continuano ad essere del tutto incoerenti con la dimensione dei fenomeni evasivi registrati in Italia». Traduzione: la lotta all’evasione non funziona, le somme che vengono recuperate grazie ai controlli fiscali sono molto basse rispetto alle dimensione dell’evasione.
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Gli strumenti utilizzati «non sono finora riusciti a modificare apprezzabilmente i livelli di adempimento spontaneo, mentre gravi difficoltà si registrano nell’effettivo recupero delle somme evase». La magistratura contabile segnala la «sottoutilizzazione di uno strumento di indagine particolarmente efficace quale è l’Anagrafe dei rapporti finanziari», che potrebbe consentire una miglior analisi del rischio per far emergere posizioni da sottoporre a controllo fiscale e per potenziare l’adempimento spontaneo. Proprio su quest’ultimo aspetto «si può individuare la più significativa portata innovativa della disposizione», utilizzando i dati «anche e soprattutto in chiave preventiva», con «le cautele necessarie ai fini della tutela della riservatezza, per informare e supportare il contribuente già nella fase dell’adempimento, mettendolo pienamente in condizione di conoscere gli elementi sui quali sarà poi valutata la sua effettiva capacità contributiva».
Viene rinnovato «l’auspicio che, grazie all’evoluzione degli strumenti di acquisizione e di incrocio delle informazioni aventi rilievo fiscale, nell’ambito delle misure finalizzate a favorire l’adempimento spontaneo, si giunga effettivamente alla predisposizione dei registri, delle comunicazioni delle liquidazioni periodiche e della dichiarazione annuale IVA, sottoponendo i dati ai contribuenti prima dell’adempimento». Recentemente (articolo 1, comma 10, dl 41/2021), la predisposizione delle bozze dei registri IVA e delle comunicazioni delle liquidazioni periodiche è stata rinviata alle operazioni effettuate dal primo luglio 2021, mentre la bozza della dichiarazione annuale IVA sarà proposta ai contribuenti soltanto a partire dalle operazioni poste in essere dal primo gennaio 2022. La precompilazione, dunque, riguarderà la dichiarazione la cui presentazione è prevista nell’aprile del 2023». Un «ritardo che certamente non giova all’evoluzione del sistema verso le forme di assistenza e di dialogo con i contribuenti da tempo auspicate».
Viene sottolineata l’anomala dimensione che continua ad avere il fenomeno del mancato versamento delle imposte dichiarate (Iva, ritenute, imposte proprie), «divenuto da tempo una impropria modalità di finanziamento delle attività economiche». Resta anche «irrisolto il tema della riforma strutturale del sistema estimativo del Catasto fabbricati».
Naturalmente, sul 2020 pesa particolarmente l’impatto dell’emergenza Covid. «Lo shock economico e sociale provocato dall’emergenza sanitaria da Covid-19 ha inciso, in maniera consistente, sull’andamento dell’aggregato delle entrate dello Stato nell’esercizio 2020, sia come effetto riflesso della forte contrazione dell’attività economica che in ragione delle misure adottate dal Governo in corso d’anno per farvi fronte». Dal confronto dei dati previsionali 2020 rispetto al consuntivo emerge uno scostamento negativo (pari a –8%) tra previsioni iniziali (583,9 miliardi) e definitive (537,3 miliardi). Per quanto riguarda il rapporto tra previsioni definitive ed accertamenti si registra, invece, uno scostamento positivo del 5,9%». Le entrate finali accertate nel 2020 sono pari a 569,2 miliardi, con una riduzione del 6 % rispetto al 2019, in inversione netta del trend positivo che ha connotato il periodo dal 2015 al 2019.
L’attività della riscossione è stata a sua volta condizionata dall’emergenza Covid-19. «A decorrere dall’8 marzo 2020 e fino al 30 giugno 2021 le attività di riscossione sono state sospese con conseguente drastica riduzione degli introiti riscossi nel corso dell’anno 2020 (6,11 miliardi di euro, con una riduzione del 38% rispetto al 2019)». Grande rilievo ha avuto la gestione delle diverse misure di definizione agevolata, ovvero la rottamazione delle cartelle. Nel corso del 2020 sono state presentate 470 mila istanze di rateazione per un totale di circa 7,6 miliardi di euro. Circa la metà dei contribuenti ha continuato ad onorare il versamento di quanto dovuto, nonostante la sospensione dei termini di versamento,
Il «recente provvedimento di annullamento d’ufficio dei “singoli carichi” di importo residuo fino a 5mila euro affidati agli agenti della riscossione nel periodo 2000-2010, limitatamente alle persone fisiche e agli altri soggetti con reddito imponibile nel 2019 fino a 30mila euro, previsto dal dl 41/2021, che costituisce il terzo intervento in materia negli ultimi vent’anni, è il segnale evidente delle gravi difficoltà in cui si trova da tempo il sistema di riscossione coattiva dei crediti pubblici».
Alcune considerazioni sull’IVA, segnalate dalla relazione de presidente delle sezioni riunite, Enrico Flaccadoro: »permane il notevole gap rispetto all’andamento dell’Iva negli altri Stati dell’Unione europea nonostante l’effetto positivo recato sia dall’ampliamento del reverse charge e dello split payment, che dall’adozione della fatturazione elettronica». La proposta: rendere obbligatoria la fatturazione elettronica anche per i contribuenti che si avvalgono del regime forfetario. «Oltre al rilievo che assume per il corretto funzionamento dell’intero sistema la conoscenza completa degli scambi intercorsi tra tutti gli operatori economici, l’estensione di tale modalità consentirebbe di gestire completamente in via informatizzata i processi di registrazione, liquidazione e dichiarazione Iva, contribuendo per questa via al processo di semplificazione degli adempimenti portato avanti in questi anni».
Il presidente della Corte dei Conti, Guido Carlini, ha invece proposto uno sguardo rivolto al futuro. Il Recovery Plan «rappresenta un’opportunità per effettuare investimenti che aumentino il potenziale di crescita del Paese: per raggiungere tale obiettivo sarà necessario creare un contesto più trasparente ed efficiente e uno sviluppo sostenibile, al fine di consentire l’accesso allo studio, alla formazione e a un lavoro dignitoso, anche ai più svantaggiati, oltre che l’esercizio dell’attività di impresa, senza il condizionamento di fenomeni criminosi». Occorrerà seguire «un cammino di finanza pubblica» che affianchi «all’espansione della spesa “buona” il contenimento di quella “cattiva”». Quindi:
- consistente impulso alla lotta contro l’evasione fiscale,
- favorire maggiormente l’inclusione di famiglie numerose e con disabili,
- sistema sanitario: la pandemia ha messo in luce «le differenze nella qualità dei servizi offerti, le carenze di personale dovute ai vincoli nella fase di risanamento, i limiti nella programmazione delle risorse professionali, ma, anche, la fuga progressiva dal sistema pubblico, le insufficienze dell’assistenza territoriale a fronte del crescente fenomeno delle non autosufficienze e delle cronicità, il lento procedere degli investimenti sacrificati dalle necessità correnti».