Taglio cuneo fiscale: istruzioni sull’aumento in busta paga

di Anna Fabi

17 Dicembre 2020 07:26

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Guida al taglio del cuneo fiscale fino a 100 euro al mese in busta paga: istruzioni per lavoratori e imprese nella Circolare omnibus delle Entrate.

Con la Circolare n.29 del 14 dicembre 2020, l’Agenzia delle Entrate ha chiarito l’applicazione della normativa sulle misure che rinnovano il Bonus Renzi in caso si incapienza o cassa integrazione.

Il trattamento integrativo che deriva dal taglio del cuneo fiscale introdotto dalla Manovra 2020 (Riduzione della pressione fiscale sul lavoro dipendente – Decreto legge 5 febbraio 2020) è riconosciuto direttamente dal sostituto di imposta (che può essere l’INPS, l’impresa o altro datore di lavoro dipendente), tenuto a versarlo in via automatica e senza richiesta da parte del lavoratore. Il quale deve però informarlo tempestivamente se non possiede o perde i requisiti richiesti.

Tutte le regole per applicare correttamente il beneficio fiscale in busta paga, a partire dalle retribuzioni e dai trattamenti di luglio, sono contenute nella circolare INPS 96/2020. Il documento di prassi attua le disposizioni dell‘articolo 1 del dl 3/2020, con tutti i dettagli su beneficiari, verifica del limite reddituale e adempimenti del sostituto d’imposta.

La circolare INPS descrive anche la procedura che i lavoratori devono seguire per comunicare variazioni di reddito o eventi che determinano la perdita del requisito e quindi la rinuncia alla detrazione.

=> Aumento in busta paga fino a 100 euro

Aumento in busta paga

Si tratta del trattamento integrativo fino a 100 euro al mese che deriva dal taglio del cuneo fiscale (in base al comma 7 della legge 160/2019), a vantaggio dei lavoratori dipendenti (e assimilati) fino a 28mila euro di reddito. Il beneficio fiscale ingloba però il precedente bonus Renzi, per cui i lavoratori che già percepivano 80 euro al mese ne prenderanno 20 in più (integrazione fino a 100 euro).

Per il 2020, essendo partito dal primo luglio, la somma totale annua è di 600 euro, che salgono 1200 euro nel 2021. Per i redditi da 28mila a 40mila euro, con diversi scaglioni, c’è un ulteriore beneficio ma solo per il secondo semestre 2020.

Attenzione: il trattamento integrativo spetta anche ai dipendenti che fruiscono della cassa integrazione Covid 19, anche se l’imposta lorda è di importo inferiore alle detrazioni da lavoro. Come detto, l’impresa o comunque il datore di lavoro versano il contributo addizionale direttamente nella busta paga, senza bisogno di adempimenti da parte dl dipendente o collaboratore. Recupererà poi la somma erogata usandola in compensazione tramite il modello F24.

Trattamenti INPS

Ci sono poi categorie di lavoratori ai quali il trattamento integrativo è pagato direttamente dall’INPS, come i percettori di ammortizzatori sociali. Nel dettaglio: NASpI, DIS-COLL, disoccupazione agricola (DS AGRI), assegni integrativi della NASpI previsti dai Fondi di Solidarietà, maternità, congedo obbligatorio del padre, congedo parentale, permessi 104, assegno per le attività socialmente utili, indennità di tirocinio, cassa integrazione.

Limite reddituale

Ai fini della determinazione del reddito complessivo per il calcolo dei benefici fiscali, non rileva il reddito dell’unità immobiliare adibita ad abitazione principale e le relative pertinenze, mentre si tiene conto della quota esente degli emolumenti percepiti dai docenti e dai ricercatori che rientrano in Italia (articolo 44, comma 1, dl 78/2010) e della quota esente prevista dal regime di favore per i lavoratori rimpatriati (articolo 16, dlgs 147/2015).

Importi

Ricordiamo che il taglio del cuneo è pari a 100 euro per redditi fino a 28mila euro (sottraendo l’eventuale bonus Renzi), mentre scende dopo i 28mila euro fino ad azzerarsi a quota 40mila euro di reddito. Sopra i 28mila euro, si calcola nel seguente modo.

  • Fino a 35mila euro: a 480 euro si somma il prodotto tra 120 e l’importo corrispondente al rapporto tra 35mila, diminuito del reddito complessivo, e 7mila euro.
  • Fra 35 e 40mila euro: 480 euro per la parte corrispondente al rapporto tra 40mila, diminuito del reddito complessivo, e 5mila.

In pratica, succede che l’aumento dello stipendio netto è intorno ai 90 euro fra i 28mila e i 31mila euro, scende intorno a 80 euro fra i 31mila e i 35mila euro, sopra questa cifra si abbassa con un progressione più veloce fino ad azzerarsi a quota 40mila.