Fra le novità fiscali per le imprese contenute nella manovra 2020 spicca il ritorno dell’ACE, l’Aiuto alla Crescita Economica che incentiva la patrimonializzazione delle PMI e va a sostituire la riforma della mini IRES. Tecnicamente, la Legge di Bilancio fa tornare in vigore l’articolo 1 del dl 201/2011, che aveva introdotto la possibilità di dedurre dal reddito netto la variazione nozionale del capitale proprio.
La riforma fiscale è contenuta nel comma 287 della manovra, che ripristina l’ACE a partire dal periodo di imposta successivo a quello in corso al 31 dicembre 2018. Quindi, dal periodo d’imposta 2019.
«Si applicano le disposizioni previste dall’articolo 1 del decreto legge 201/2011», con «aliquota percentuale per il calcolo del rendimento nozionale del nuovo capitale proprio fissata all’1,3%».
La norma non è cambiata rispetto al passato, è semplicemente stata ripristinata, per cui le regole sono destinate a restare le stesse. Il calcolo della deduzione si effettua partendo dalla differenza fra le componenti positive e quelle negative del capitale, e rapportandole al patrimonio del bilancio d’esercizio. Esempio: su un incremento patrimoniale di 100mila euro, la deduzione è pari a 1.300 euro.
La misura si applica a società di capitali, enti commerciali, imprenditori individuali, società in nome collettivo e in accomandita semplice in regime di contabilità ordinaria.
La misura dell’agevolazione si è via via ridotta nel tempo. La variazione nozionale era inizialmente pari al 3% fino al 2013, salita sopra il 4% nel successivo triennio per poi scendere progressivamente all’1,6% nel 2017 e al’1,5% nel 2018.