Credito d’imposta dal seconda mese, rimborso fiscale chi non riesce a cedere lo sconto in fattura dopo averlo applicato al cliente: sono due proposte allo studio del Governo per risolvere i problemi legati all’opzione introdotta dal Decreto Crescita in altewrnativa alla detrazione sui lavori di riqualificazione energetica.
Secondo PMI e artigiani, lo sconto in fattura avvantaggia le grandi imprese ma penalizza i piccoli fornitori, che fanno fatica a incassare meno. Parliamo del famoso articolo 10 del dl 34/2019:
per gli interventi di efficienza energetica, il soggetto avente diritto alle detrazioni può optare, in luogo dell’utilizzo diretto delle stesse, per un contributo di pari ammontare, sotto forma di sconto sul corrispettivo dovuto, anticipato dal fornitore che ha effettuato gli interventi e a quest’ultimo rimborsato sotto forma di credito d’imposta.
In parole semplici, sui lavori di riqualificazione, invece della detrazione del 65% in dieci anni (ecobonus) si può ottenere subito uno sconto in fattura dal fornitore, che poi recupererà la somma con un credito d’imposta, che tuttavia è utilizzabile solo in compensazione, in cinque quote annuali.
La legge permette all’azienda di cedere il credito ai propri fornitori, con esclusione di ulteriori cessioni da parte di questi ultimi.
=> Ecobonus, istruzioni per lo sconto fornitore
Il problema
Lo scontento è notoriamente forte: un gruppo di imprese aderenti alla CNA ed operanti nella filiera dell’efficientamento energetico ha presentato ricorso al TAR; la Regione Toscana e la Regione Umbria si sono rivolte alla magistratura; il Lazio ha approvato un ordine del giorno per l’impugnazione della norma.
Il punto è che lo sconto in fattura rischia di tagliar fuori dal mercato le piccole imprese, che fanno fatica a spalmare su cinque anni il credtio corrispondente allo sconto, avvantaggiando quindi i grandi gruppi che possono permetterselo ed ai quali i clienti finali finirebbero per rivolgersi in massa.
Ci sono diversi disegni di legge che chiedono l’abrogazione dello sconto in fattura, presentati da Pd e Forza Italia, e c’è disponibilità a modifiche da parte del Movimento 5 stelle.
Le soluzioni
Sulla scia delle proteste, l’Esecutivo sta studiano correttivi all’opzione che rendano più flessibile il meccanismo, a tutela dei piccoli fornitori.
La prima proposta allo studio è quella di rendere il credito d’imposta utilizzabile in tempi più veloci, dal secondo mese successivo all’operazione.
La seconda entra in gioco nel caso in cui l’azienda non riuscisse a cederlo: scatterebbe un rimborso dall’Agenzia delle Entrate, entro tre mesi.