L’articolo 10 del Decreto Crescita (Dl 34/2019) ha introdotto la possibilità, a partire dal 1° luglio per il soggetto che sostiene le spese per gli interventi di riqualificazione energetica degli edifici e di riduzione del rischio sismico, di cui agli articoli 14 e 16 del decreto legge n. 63/2013, di ricevere un contributo anticipato, sotto forma di sconto, dal fornitore che ha effettuato l’intervento al posto della consueta detrazione fiscale. Questa misura rischia però di rivelarsi un’arma a doppio taglio, che va a penalizzare le piccole imprese artigiane.
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Il meccanismo che penalizza le PMI
Si tratta di una misura non ancora in vigore, essendo in attesa del provvedimento attuativo del direttore delle Entrate, da emanarsi entro il prossimo 28 luglio.
Una volta entrata in vigore la misura, il contribuente al quale che effettua lavori per i quali spettano l’Ecobonus o il Bonus sismico, potrà cedere il proprio credito al fornitore, che a sua volta potrà cederlo ai propri fornitori di beni e/o servizi, ma non agli istituti di credito o ad altri intermediari finanziari.
Il fornitore che accetta di assumersi l’anticipazione della detrazione potrà recuperare quanto scontato al cliente soltanto come credito d’imposta, da utilizzare esclusivamente in compensazione con modello F24, in cinque rate annuali.
Prima di accettare di concedere tale sconto al cliente, le imprese artigiane devono dunque valutare attentamente l’impatto che questo avrà sulla formazione della propria liquidità. A trarre vantaggio dalla misura saranno probabilmente sopratutto le imprese più strutturate, con maggiore liquidità e/o accesso al credito, rendendo più appetibile la propria offerta.
Le realtà di dimensione più piccola potrebbero invece essere penalizzate gravemente, risultando meno competitive.