Migliorano i tempi di pagamento della Pubblica Amministrazione, almeno in base a quanto risulta al Ministero dell’Economia: il report segnala un saldo fatture persino in anticipo sulla scadenza di legge (30 o 60 giorni). Una performance in netto miglioramento rispetto ai 10 giorni di ritardo medio del 2017 (16 nel 2016).
I dati emergono dalla Piattaforma per i crediti commerciali (PCC) della Ragioneria dello Stato, che ha registrato il pagamento di 20,3 milioni di fatture su un totale di 28 milioni emesse nel 2018.
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La tendenza virtuosa risulta generalizzata per i diversi settori della PA, restano invece situazioni differenziate a livello territoriale. Nel Nord tempi di pagamento inferiori di 8 giorni rispetto alla media nazionale, il Sud fa registrare un valore medio superiore di 11 giorni, il Centro di 3 giorni superiore.
Lo stock di debito residuo scaduto e non pagato al 31 dicembre 2018 risulta pari a circa 26,9 miliardi (per i soli documenti emessi nel 2018). Nel dettaglio, le pubbliche amministrazioni hanno ricevuto fatture per un valore di 148,6 miliardi di euro, ne hanno pagate per 120,7 miliardi.
Cosa si cela dietro questi miglioramenti? La Direttiva Europea 2011/7/UE, in primis, ha favorito la riduzione dei ritardi: in base alla normativa, le pubbliche amministrazione devono pagare a 30 giorni dalla fattura, elevabili a 60 in alcuni specifici casi.
Resta fermo che, per un buon numero di fatture, non è stata inviata la comunicazione del pagamento e le stesse, quindi, vengono considerate come non pagate.