Il Patent Box italiano sui marchi continua a non convincere l’OCSE, nonostante le modifiche introdotte con la manovra correttiva del 2017. Nel Report sullo stato di attuazione del progetto Beps (Base Erosion and Profit Shifting Project), presentato ai ministri economici e ai governatori delle banche centrali dei Paesi del G20 nel meeting di Buenos Aires, dall’OCSE sono infatti arrivate nuove critiche all’agevolazione sui redditi derivanti da alcuni beni immateriali, rilevando delle problematiche relativamente al periodo transitorio.
Facendo riferimento all’implementazione della Action 5 nell’ambito del maxi piano contro l’elusione delle aziende multinazionali, l’Organizzazione ha dichiarato che, attualmente, gli unici tre regimi ancora non conformi agli standard internazionali sono i Patent Box di Italia, Turchia e Francia.
Patent Box
Il Patent Box, lo ricordiamo, è un regime opzionale di tassazione agevolata per i redditi derivanti dall’utilizzo di software protetto da copyright, brevetti industriali, marchi d’impresa, disegni e modelli, processi, formule e informazioni relativi ad esperienze acquisite nel campo industriale, commerciale o scientifico giuridicamente tutelabili con lo scopo di incentivare gli investimenti in attività di ricerca e sviluppo.
Il meccanismo, così come formulato dai commi da 37 a 45, legge 190/2014 (Legge di Stabilità 2015) rappresentava però, secondo l’OCSE, un regime fiscale dannoso, perché suscettibile di creare una concorrenza sleale rispetto agli altri Paesi. Il Dl 50/2017 ha quindi introdotto alcune novità in merito, recependo le linee guida dell’OCSE ed escludendo i marchi d’impresa dal perimetro operativo dell’agevolazione, a partire dal 2017, lasciando però un periodo transitorio per le vecchie regole.
Clausola di grandfathering
Si tratta della cosiddetta clausola di grandfathering, con la quale è stato stabilito che le disposizioni previgenti continuassero ad applicarsi fino al 30 giugno 2021, relativamente alle opzioni esercitate per i primi due periodi d’imposta successivi a quelli in corso al 31 dicembre 2014.
Proprio tale periodo transitorio renderebbe secondo l’OCSE l’Italia ancora non conforme agli standard internazionali. Dunque l’Italia viene chiamata nuovamente ad introdurre opportune modifiche alla disciplina agevolativa del Patent Box per allinearla alle previsioni della Action 5.