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La pace fiscale può davvero far incassare 35 miliardi allo Stato?

di Ginevra Castelnuovo

13 Giugno 2018 10:18

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La ragion di vita di una sanatoria in cerca di compromessi, che permetta all'Erario di recuperare parte delle cartelle esattoriali non riscosse finanziando celermente la flat tax.

La misura (tra le più discusse) del governo Conte già ricevuto molteplici appellativi, da quella ufficiale (pace fiscale) a quelle di maggiore impatto (sanatoria). Comunque la si voglia chiamare, la nuova formula di rottamazione dei debiti fiscali (definizione agevolata di cartelle esattoriali insolute) prevede un maxi sconto ed un meccanismo di saldo e stralcio (importo dovuto comprensivo di interessi, sanzioni e aggi).

Le declinazioni pratiche sono per ora delle ipotesi, ma ben più spinte rispetto al più generico testo indicato nel Contratto di Governo

È opportuno instaurare una “pace fiscale” con i contribuenti per rimuovere lo squilibrio economico delle obbligazioni assunte e favorire l’estinzione del debito mediante un saldo e stralcio dell’importo dovuto, in tutte quelle situazioni eccezionali e involontarie di dimostrata difficoltà economica. Esclusa ogni finalità condonistica, la misura può diventare un efficace aiuto ai cittadini in difficoltà ed il primo passo verso una “riscossione amica” dei contribuenti.

Di fatto, se davvero le prime indiscrezioni fossero confermate, non si potrebbe utilizzare altro nome se non condono fiscale.

Stime di cassa

Le anticipazioni sono quelle di Armando Siri, consigliere economico del vicepremier Matteo Salvini. Come si arriva a ipotizzare un gettito di 35 miliardi il primo anno e 25 il secondo?

Le nostre stime sono le stime della strada, di chi sta in mezzo alla gente e non al chiuso di qualche ufficio.

Con la pace fiscale lo Stato mira ad incassare 35 miliardi di euro. La misura viene considerata prioritaria, così da convertire la nuova liquidità in coperture finanziarie per flat tax ed altre formule di riforma (fiscale e non solo) in programma.

Ma non sono pochi gli scettici. Secondo il noto tributarista Tommaso Di Tanno, nella migliore delle ipotesi il Paese riuscirebbe a riscuotere 7,2 miliardi, ottenibili oltretutto in ben due anni e quindi non immediatamente utilizzabili a breve termine.

Aliquote di sconto fiscale

Per comprendere quanto sia in effetti ambizioso pensare di raggiungere la cifra target prefissata dal Governo Lega – 5 Stelle, vediamo più in dettaglio come il governo ha previsto di applicare le aliquote di pagamento delle cartelle esattoriali, che varierebbero in base allo scaglione di reddito in cui rientra il debitore e ad ulteriori requisiti.

Aliquota 6% applicabile se (e solo se) il debitore:

  • ha indicato nell’ultima dichiarazione dei redditi una base imponibile inferiore ai 18mila euro,
  • non possiede nessun tipo di bene immobile,
  • rientra in un nucleo familiare con un componente senza lavoro dall’ultimo anno di dichiarazione.

Aliquota del 10% applicabile se il debitore è proprietario di un immobile gravato ancora da mutuo ipotecario e che utilizza come abitazione principale.

Aliquota del 25% applicabile in tutti gli altri casi.

È necessario tener conto, inoltre, del limite fissato per il debito accumulato, il quale ammonta a 200.000 euro. e della data di iscrizione a ruolo: le cartelle condonabili sono quelle che risalgono al 2104.

Bisogna infine considerare anche che non è detto che tutti i debitori accetteranno la proposta di pace, nonostante l’estrema convenienza: difficoltà contingenti potrebbero ritardare l’eventuale adesione (non è per ora prevista una tempistica con relativa finestra temporale) con il conseguente incasso non certo immediato di tutti gli insoluti quantificati nei 35 miliardi di euro stimati.