L’adesione alla voluntary disclosure per il rientro e la regolarizzazione dei capitali detenuti all’estero comporta una serie di adempimenti e regole che i soggetti interessati devono osservare. Vediamo, nel dettaglio, di cosa si tratta.
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La voluntary disclosure prende avvio con la richiesta da parte del contribuente, il quale dovrà presentare una richiesta all’amministrazione finanziaria indicando tutti gli investimenti e tutte le attività di natura finanziaria costituiti o detenuti all’estero. Vanno indicati anche quelli posseduti indirettamente o per interposta persona.
In particolare il fisco vuole conoscere se vi sono stati:
- redditi omessi al momento della costituzione dell’investimento;
- redditi di natura finanziaria durante la detenzione dell’investimento;
- proventi redditualmente rilevanti conseguiti al momento dell’eventuale liquidazione dell’attività.
Inoltre si dovranno fornire all’Amministrazione Finanziaria tutte le informazioni necessarie al calcolo dei maggiori imponibili ai fini delle imposte sui redditi, dell’IVA, dell’IRAP, dei contributi previdenziali e delle ritenute non connessi con le attività costituite o detenute all’estero. Le imposte e le sanzioni saranno applicate sulla totalità degli importi che hanno generato l’irregolarità e non solo sulla somma fatta rientrare in Italia.
=> Condono fiscale: sanatoria sui capitali all’estero
A seguito della domanda del contribuente l’Agenzia delle Entrate presenterà un invito a comparire con l’indicazione degli imponibili, delle imposte e delle somme da versare. Il contribuente potrà aderire a tale invito provvedendo a versare le somme entro il quindicesimo giorno antecedente la data fissata per l’adesione ovvero iniziare un tentativo di accertamento con adesione.