Chi esegue scambi commerciali con l’estero e riceve incassi o effettua pagamenti in valuta diversa dall’euro deve presentare un bilancio che possa rappresentare al meglio le valute delle varie operazioni. In particolare sono previste due differenti modalità di calcolo: per quelle monetarie vale il cambio corrente; per tutte le altre il cambio storico.
Si definisce estera una qualsiasi valuta diversa dall’euro. Per tutte le operazioni in valuta estera il tasso di cambio è dato dal rapporto tra l’euro e la valuta. Ad occuparsi di valute estere è, fra gli altri, anche il codice civile con l’articolo 2426. In particolare la normativa stabilisce che le poste aventi natura non monetaria, anche se iscritti nell’attivo circolante, sono regitrate al cambio storico.
A fare chiarezza sulle poste monetarie e quelle non monetarie interviene il principio contabile Oic 26: le poste che hanno natura monetaria comportano il diritto a incassare o l’obbligo di pagare importi in denaro in valuta estera. Nello specifico ci si riferisce a crediti, debiti, disponibilità liquide, ratei attivi e passivi e titoli di debito. Tali poste sono convertite al cambio corrente alla chiusura dell’esercizio. I titoli, sia quelli immobilizzati sia quelli iscritti nell’attivo circolante, si riportano in bilancio al cambio corrente alla data di chiusura dell’esercizio, in quanto hanno natura monetaria.
Le poste non monetarie sorte in valuta estera non comportano, invece, il diritto a incassare o l’obbligo di pagare importi in denaro anche se iscritti nell’attivo circolante. Tali poste sono registrate in bilancio al cambio storico. Si tratta di rimanenze, partecipazioni, immobilizzazioni, anticipi, risconti attivi e passivi.
Il principio contabile Oic 26, inoltre, chiarisce gli effetti della valuta estera legata ai fondi per rischi e oneri e ai conti d’ordine. Entrambi sono trattati come posta monetaria in quanto potranno comportare in futuro esborsi di natura finanziaria. Vanno, pertanto, convertiti al tasso di cambio alla data di chiusura dell’esercizio.
Per quanto riguarda i lavori in corso su ordinazione in valuta estera, nel caso di valutazione in base al criterio della commessa completata i ricavi e i costi sono risconosciuti quando il lavoro è completato e, pertanto, le rimanenze costituiscono posta non monetaria iscritta al cambio storico. Nel caso di valutazione secondo il criterio della percentuale di completamento, i lavori in corso iscritti nell’attivo sono convertiti al cambio corrente alla data di chiusura dell’esercizio in quanto assimilabili ad un credito.