Criteri di valutazione delle voci di bilancio

di Nicola Santangelo

Pubblicato 24 Settembre 2015
Aggiornato 27 Gennaio 2023 11:46

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Il codice civile prevede, in linea di massima, che il criterio per la valutazione dei cespiti patrimoniali è quello del costo storico ossia il costo di acquisto o di produzione del bene. Stabilisce, inoltre, che i valori contabili rilevati dalle scritture non possono essere modificati e adeguati ai valori correnti se non in casi eccezionali. Nello specifico, l’articolo 2426, individua i criteri di valutazione di diverse voci che compongono il bilancio.

Le immobilizzazioni immateriali e materiali sono valutate al costo storico al netto degli ammortamenti.

Le immobilizzazioni finanziarie sono valutate al costo storico. Quelle consistenti in partecipazioni in imprese controllate o collegate, tuttavia, possono essere valutate, anziché secondo il costo storico, in base al cosiddetto metodo del patrimonio netto ossia per un importo pari alla corrispondente frazione del patrimonio netto risultante dall’ultimo bilancio della società partecipata.

I costi di impianto e ampliamento, di ricerca e di sviluppo aventi utilità pluriennale possono essere iscritti nell’attivo, con il consenso del collegio sindacale (ove esistente) secondo le regole di cui all’articolo 2426 n. 5 del codice civile e devono essere ammortizzati entro un periodo non superiore a 5 anni.

L’avviamento è iscrivibile nell’attivo con il consenso del collegio sindacale ove esistente solo se acquistato a titolo oneroso e nei limiti del costo sostenuto, al netto dell’ammortamento come stabilito dall’articolo 2426 n. 6 del codice civile.

Il disaggio su prestiti deve essere iscritto nell’attivo e ammortizzato in ogni esercizio per il periodo di durata del prestito.

I crediti vanno valutati secondo il valore presunto di realizzazione.

Le attività e le passività in valuta, ad eccezione delle immobilizzazioni, vanno iscritte al tasso di cambio a pronti alla data di chiusura dell’esercizio mentre eventuali utili o perdite su cambi vanno imputati al conto economico.

Le rimanenze vanno valutate al minor prezzo fra quello di costo e quello corrente. Fra i criteri di valutazione delle rimanenze di materie prime e di merci costituenti beni fungibili ricordiamo il metodo della media ponderata, il fifo (first in-first out) e il lifo (last in-first out).

I lavori in corso su ordinazione possono essere iscritti sulla base dei corrispettivi contrattuali maturati con ragionevole certezza.