Sanità, ministeri e società pubbliche sotto la lente del governo. L’idea è quella di operare una serie di tagli per conseguire un risparmio di spesa di importo almeno pari a 10 miliardi di euro. L’ambizioso progetto avrebbe già uno schema ben preciso. Si punterebbe, infatti, a tagliare le società partecipate e gli enti pubblici, ad applicare costi standard alla sanità e agli enti locali e a ridurre la spesa dei ministeri. Dai risparmi alla spesa si potrebbero tagliare le tasse. Queste almeno sono le promesse dell’esecutivo. Ma sarà veramente così?
=> DEF 2015: i tagli da Spending Review
Siamo nel pieno dell’estate e considerando che agosto è il mese in cui in Italia si riesce a fare ben poco e che entro la metà di ottobre occorre avere già pronto un assaggio di legge di Stabilità, è bene muoversi adesso. Ed è proprio questo il momento in cui il governo promette una nuova spending review. Prese di mira questa volta sono le società partecipate, gli enti pubblici e i ministeri. Senza tralasciare anche l’applicazione di costi standard per sanità ed enti locali. Attenzione però. Quando si parla di tagli occorre tenere conto che, con molta probabilità, ad essere tagliate potrebbero essere anche le agevolazioni fiscali. Non tutte, ovviamente. Ma una parte sì. Ma a cosa serviranno mai questi tagli alla spesa? Le promesse sono ormai ovvie. Si taglia la spesa per tagliare le tasse. Ma sarà così? Le prime ipotesi prevedono un abbattimento delle tasse sul mattone. E’ probabile che a beneficiarne saranno i proprietari delle prime case. Il problema è che a fare due conti, il taglio delle tasse potrebbe essere l’ultima cosa che il governo riuscirà a fare. Riflettendo un attimo, infatti, ci ricorderemo di una inquietante spada di Damocle che pende ancora sulle nostre teste e che prende il nome di “aumento dell’Iva a partire dal 2016”. Per esorcizzare questo rischio sembrerebbero necessari quasi 13 miliardi.
Per non parlare, poi, delle pensioni. Perché da qualche parte i soldi per le indicizzazioni delle pensioni devono essere presi. Chissà che non li prendano proprio dalla spending review. E poi, come si potrebbe coprire il mancato gettito derivante dalla Robin Tax dopo la bocciatura da parte della Corte Costituzionale? Per non parlare di un esercito di dipendenti pubblici ai quali da quest’anno tocca il rinnovo dei contratti. A questi, infine, dovranno essere aggiunti anche i nuovi assunti a tempo indeterminato del settore privato per i quali il Jobs Act ha previsto la decontribuzione. Siamo alle solite: la coperta è corta e se si offrono incentivi o decontribuzioni da una parte occorre provvedere ad un taglio della spesa dall’altro. Certo, c’è da dire che l’Italia sembra avere invertito la rotta e che buona parte del gettito potrebbe derivare dalla crescita. Tuttavia, senza dati certi alla mano, è veramente difficile azzeccare le previsioni. In tali circostanze, pertanto, non sarebbe meglio evitare di promettere fantomatici tagli alle tasse?