Dallo scorso 1 marzo è operativa anche in Italia la Tobin Tax ossia la tassa sulle transazioni finanziarie che promette di nutrire le casse erariali di circa 57 miliardi di euro. La tassa, infatti, si propone di colpire le transazioni finanziarie, intese come azioni e derivati, eseguite sia in Italia che all’estero nei confronti di società italiane aventi una capitalizzazione di Borsa superiore ai 500 milioni.
Qualcuno ritiene che sia il modo di far pagare anche alla finanza il peso della crisi. Altri, invece, lo considerano un attacco ai risparmiatori; una scadente strategia per fare cassa; un balzello che, gravando esclusivamente sugli investitori, li allontana dalla Borsa. Senza contare il rischio che il maggior introito verrà compensato da una minor entrata sul capital gain. Insomma di Tobin Tax se ne è parlato parecchio e probabilmente se ne continuerà a parlare ancora a lungo anche perché è difficile prevederne gli effetti in Borsa. Diversi anni fa, infatti, la Svezia dopo averla introdotta la rimosse a seguito del crollo del 75% delle transazioni finanziarie.
L’obiettivo della Tobin Tax è quello di stabilizzare i mercati finanziari e scoraggiare il più possibile la speculazione di breve periodo di chi compra e vende titoli solo per sfruttare l’oscillazione dei prezzi e non per un investimento di lungo periodo. A quarant’anni dalla sua nascita la tassazione sulle rendite finanziarie prende il via anche in Italia e colpisce chi compra azioni di società italiane con una capitalizzazione di Borsa superiore a 500 milioni e le mantenga in possesso per tutta la seduta di Borsa. La tassa, a partire dal 1° luglio, sarà applicata anche sugli strumenti derivati.
L’aliquota è pari allo 0,12% del valore della transazione mentre dal prossimo anno scenderà allo 0,10%. Se l’operazione avviene fuori mercato l’aliquota sale allo 0,22% ovvero 0,20% dall’anno prossimo. La tassa è calcolata sul saldo netto di giornata e si applica sulla differenza tra azioni acquistate e vendute.
Sono escluse dall’applicazione della tassa le operazioni in titoli di Stato, le operazioni sui fondi di investimento, obbligazioni, Etf e sulle valute nonché sul trasferimento di pacchetti azionari in seguito a successione o donazione.