Dal prossimo mese di marzo dovremo fare i conti con la versione 2013 del Redditometro, lo strumento antievasione concepito da Attilio Befera, numero uno dell'Agenzia delle Entrate. A dire il vero i rapporti che i contribuenti hanno con il redditometro non è dei più idilliaci. Ma è bene conoscerlo a fondo affinché possa essere esorcizzata la paura di rimanere coinvolti in accertamenti fiscali.
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Il funzionamento del redditometro è abbastanza semplice: lo stile di vita degli italiani verrà analizzato incrociando le spese sostenute con i redditi disponibili. Una volta rilevati i consumi più comuni verranno messi a confronto con il reddito dichiarato da ciascun contribuente. In caso di elevato scostamento il contribuente sarà chiamato dal fisco per giustificare i motivi del suo comportamento anomalo.
Affinché possiamo difenderci dal redditometro, l'Agenzia delle Entrate nei mesi scorsi ha presentato il Redditest, un software che permette di verificare se le spese sostenute sono congrue rispetto alle entrate conseguite. Se il risultato del test ha dato luce verde il contribuente non avrà nulla da temere mentre, in caso di luce rossa potrebbero esserci buone probabilità che il contribuente venga sottoposto a un controllo da parte del fisco.
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Oltre al redditometro e al Redditest è importante conoscere anche Serpico, un software che, dopo aver ricevuto come dato di input il codice fiscale di un contribuente, restituisce una serie di record contenenti tutte le informazioni disponibili su quella persona. Le informazioni restituite saranno prelevate da 128 database differenti: catasto, motorizzazione, Inps, Inail, utenze e così via. Confrontando questi dati con quelli provenienti dal redditometro e con quelli presunti rilevati dall'Istat il fisco sarà in grado di conoscere lo stila di vita di ciascun contribuente.
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Quello che è importante comprendere è che il contribuente sarà chiamato a giustificare il proprio comportamento non solo se spende più di quanto ha guadagnato ma anche se non spende a sufficienza. Ad esempio, se secondo l'Istat gli italiani spendono una determinata cifra per una specifica spesa, il contribuente che ha speso un importo talmente basso da rasentare l'anomalia sarà chiamato a giustificare il proprio comportamento. Se non risulta essere convincente sarà sottoposto ad accertamento fiscale vero e proprio.