La quinta emissione del Btp Italia, quella che ha offerto il rendimento più basso, è stata di gran lunga quella andata meglio: collocamento chiuso nella metà del tempo previsto (doveva durare dal 5 all’8 novembre, è terminato alle 14 del 6 novembre), ha stabilito il record assoluto in Europa per un collocamento diretto al pubblico retail e il record storico italiano per controvalore in una sola giornata. Il 5 novembre, praticamente l’unica data in cui l’offerta è rimasta aperta per tutto il giorno, sono stati chiusi 224mila contratti, per un controvalore di 16 miliardi 841 milioni 89mila euro. L’operazione si è chiusa con un importo emesso di 22 miliardi, 271.853mila euro.
Cos’è successo? Perché un paese che a livello di rating è in serie B per tutte e tre le principali agenzie internazionali, vende il proprio debito con questa facilità ? La domanda posta così provoca una risposta immediata: il rischio Italia, evidentemente, non è avvertito come un grave pericolo, e in compenso rende bene.
Se poi si aggiunge che, tra le cinque emissioni di questi due anni del Btp Italia (titolo quadriennale indicizzato all’inflazione) questa del novembre 2013 era quella che pagava meno, in termini di cedola, il ragionamento sembra ulteriormente rafforzato.
La realtà è però più complicata. Certo, sono lontane le drammatiche impennate dello spread di fine 2011, ma è anche vero che un titolo come il Btp Italia non può essere preso come riferimento per ragionare sul rischio Italia. Il motivo fondamentale per cui è stato così ben accolto in sede di emissione riguarda un rapporto rischio-rendimento considerato vantaggioso. Un titolo di stato (che pur considerando spread e serie B è sempre emesso da un paese della moneta unica europea, e presenta dunque un rischio molto basso), con una durata di quattro anni, orizzonte temporale non lunghissimo, che garantisce un rendimento del 2,15% in tempi di crisi e di difficili investimenti sicuri, e che fra l’altro a questa percentuale aggiunge l’inflazione (ed è pure protetto dalla deflazione), è un prodotto con un certo appeal. E comunque, pur essendo presenti gli investitori istituzionali, anche stranieri, il prodotto è rivolto in particolare al pubblico retail, e sono quindi i risparmiatori italiani i “grandi acquirenti” di questo bond.
Ecco i numeri precisi forniti dal Tesoro sul collocamento: il 46% dei contratti è stato di importo inferiore ai 20mila euro, mentre considerando tutti i contratti fino a 50mila euro (considerata la soglia per valutare il numero dei piccoli risparmiatori) si arriva al 70% delle sottoscrizioni. Alzando l’asticella a 100mila euro, si raggiunge l’80%. Ora la parola è passata al mercato secondario, il Btp Italia scadenza novembre 2017 è liberamente scambiabile sul Mot di Borsa Italiana dallo scorso 12 novembre. Nel frattempo, tornando al discorso più macroeconomico legato al rischio Italia, si può dire che il successo dell’emmissione in realtà un effetto sul debito è destinato ad averlo, magari con una riduzione dell’offerta di dicembre di titoli di stato. Significa che l’Italia venderà meno debito del previsto, fra l’altro concentrando quello emesso su titoli molto acquistati dai piccoli risparmiatori, e quindi meno esposti sul fronte degli investitori esteri.