Imprese in perdita: coerente se resiste alla crisi

di Nicola Santangelo

3 Giugno 2013 12:45

logo PMI+ logo PMI+

La partita giocata tra Agenzia delle Entrate e imprenditori circa l'antieconomicità  a proseguire l'attività  in perdita si conclude con un punto a favore degli imprenditori. E', infatti, stato definito coerente il comportamento dell'imprenditore che, in presenza di segnali anche lievemente positivi di ripresa, insiste fino ai limiti dell'irragionevolezza nell'attività  svolta.

Secondo l'Agenzia delle Entrate l'insistenza nel condurre un'azienda in perdita già  da qualche anno, rappresenta un comportamento antieconomico e, pertanto, sintomatico di maggiori redditi non dichiarati. Nello specifico, continuare a condurre un'azienda in perdita da diversi anni continuando a conseguire profitti esigui è circostanza idonea per disattendere le scritture contabili e le dichiarazioni fiscali. A queste condizioni sarebbe più conveniente per l'imprenditore cessare e liquidare l'azienda anziché continuare a condurre un'attività  in perdita.

Già  nel mese di marzo dello scorso anno abbiamo rappresentato che l'imprenditore può conseguire scarsi risultati o avere una perdita che si ripete per diversi anni senza che questa possa rappresentare evasione fiscale. In quel caso veniva presa in considerazione una sentenza della Commissione Tributaria Provinciale di Treviso secondo la quale gli andamenti scarsamente produttivi possono essere l'effetto di scelte sbagliate dell'imprenditore o delle sue condizioni di salute. Non è, pertanto, ipotizzabile, nonostante l'andamento negativo, chiudere l'attività  d'impresa per dedicarsi ad una nuova occupazione.

=> Leggi le motivazioni della Commissione Tributaria Provinciale di Treviso

Alla stessa maniera la pensa la CTR della Lombardia che con sentenza n. 01/08/13 dello scorso 10 gennaio sostiene che il comportamento dell'imprenditore che al primo o al secondo anno di risultato economico negativo decide di dimettere l'attività  svolta è contrario alla logica e all'esperienza del mondo del lavoro.

Viene, pertanto, ritenuto coerente il comportamento dell'imprenditore che, in presenza di segnali positivi anche lievi, insiste fino ai limiti dell'irragionevolezza nell'attività  svolta, confidando nella cessazione degli elementi di crisi negativi e nella ripresa economica.