In Italia, soltanto il 49% delle imprese si impegna nella fidelizzazione e motivazione dei dipendenti per una loro crescita professionale. In ambito Risorse Umane, infatti, il Talent Management non sembra una priorità d’investimento, anche se i cosidetti talenti, soprattutto in relazione agli obiettivi di innovazione, costituirebbero un valore aggiunto per l’impresa.
Il Talent Management è poco radicato in Italia, dove i talenti ad alto potenziale non vengono “monitorati” nè tanto meno fidelizzati. Piuttosto che “coltivare” le giovani menti già in azienda, una recente ricerca Robert Half rivela che il 51% delle imprese italiane
preferisce rivolgersi fuori, assumendo collaboratori esterni.
Allo stesso tempo, però, è emersa anche la consapevolezza di dover sviluppare nuove strategie ad hoc.
Talento: criteri di valutazione
Lo studio condotto dalla società di recruiting specializzato, che ha preso in esame 200 manager italiani e 2500 internazionali, ha infatti evidenziato come la necessità di una migliore gestione dei talenti nasca in buona percentuale già durante i colloqui di selezione.
Il 16% delle imprese si accorge infatti di dover gestire i propri talenti nel corso dei colloqui propedeutici all’assunzione, mentre un buon 47% raggiunge questa consapevolezza durante i processi di valutazione interna (47%).
In termini pratici, per i manager delle aziende campione ecco quali sono i principali criteri che definiscono i cosiddetti talenti:
- atteggiamento mentale innovativo (22%)
- ottime competenze tecniche (19%)
- produttività elevata (18%)
- lealtà (16%)
- passione (16%)
- abilità relazionali (9%).
Fonte: “Osservatorio Robert Half” 2011