La marcia di avvicinamento delle start-up alle reti d’impresa si arricchisce di una nuova strategia: sfruttare la valenza innovativa delle prime con le potenzialità di mercato delle seconde. In pratica, mettere assieme le competenze digitali con la tradizione produttiva o commerciale, “facendo rete” e superando lo storico limite dimensionale delle PMI italiane. L’argomento è stato al centro del workshop “Reti di Imprese & Startup. Aggregazione per il successo” organizzato da ASSORETIPMI nella seconda giornata di SMAU Milano 2014.
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Il punto di partenza è la peculiare composizione del mercato italiano, il cui il 60% delle PMI ha un solo dipendente, il 35% meno di 10. Lo strumento della rete d’impresa va dunque incontro all’esigenza di fare massa critica intorno a un progetto, piuttosto che sul fronte commerciale.La mappatura italiana: al primo ottobre si contavano 1.777 contratti di rete in Italia (erano appena 200 a fine 1022), di cui 173 con personalità giuridica. Le imprese coinvolte sono quasi 9mila. I settori in cui sono maggiormente rappresentati i contratti di rete sono Industria (40%) e Servizi (30%), mentre comincia a diffondersi anche in Edilizia, che sfiora il 20%. Seguono Agricoltura e Commercio. E l’ICT? Qui interviene l’idea di Assoreti: le imprese tecnologiche possono essere complementari ai contratti di rete, rappresentarne in pratica il partner tecnologico.
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Soprattutto se sono aziende giovani, in fase di start-up, con potenzialità innovative da condividere con le aziende più tradizionali che fanno parte della rete. In cambio, ricevono know-how e massa critica per risolvere problemi fondamentali in fase iniziale: finanziamenti, gestione, fiscalità, posizionamento sul mercato, opportunità di business. Il denominatore comune? il progetto di business. L’ambizione di ASSORETIPMI è creare il concetto di rete d’impresa innovativa a cui, sull’onda di quanto fatto per le Start-up innovative, destinare fondi e agevolazioni.
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I costi di formazione e ingresso in una rete d’impresa sono bassi: 160-170 euro per la registrazione alle Camere di Commercio, circa 1.550 euro di spese notarili, più quelle per l’avvocato per stendere il contratto di rete. I costi di gestione operativa, invece, dipendono dal modo in cui la rete è strutturata (presenza o meno di un manager di rete o di una struttura).