Troppo poche donne manager in Italia: solo il 4% dei membri dei consigli d’amministrazione, con nna media tra le più basse in Europa. Fanno peggio solo Bulgaria e Romania, mentre in Paesi come la Norvegia si arriva anche al 41% di donne nel top management di società. A fare il punto, un approfondito reportage del Wall Street Journal, in un servizio dedicato a “Valore D“, associazione per la rimozione degli stereotipi nella società moderna.
L’analisi pone a confronto le (pochissime) donne manager che spiccano in Italia ed Europa con la figura femminile intesa troppo spesso come mero oggetto, frutto di una certa cultura dominante che premia non tanto chi sa lavorare ma chi sa mostrarsi. Complice, la mancanza di flessibilità reale per le lavoratrici madri.
L’associazione Valore D offre oggi un ottimo esempio per invertire questa tendenza: non si cerca un confronto o uno scontro, ma solo un cambiamento all’interno del mondo imprenditoriale e del business.
Creata da 11 donne manager italiane nel 2009, ha ormai raggiunto una diffusione significativa, con 36 imprese a sostegno delle attività promosse per un totale di 200mila dipendenti coinvolti. I programmi su cui si basano le sue attività sono quattro: mentorship, skill building, role model e flessibilità.
Dinanzi a certe discriminazioni e scandali, che spesso riflettono una grave lacuna nella cultura d’impresa a scapito della stessa economia, è utile focalizzare sul ruolo della donna nel mondo del lavoro, nelle aziende e soprattutto all’interno del top management, magari in contesti lavorativi in cui la figura femminile stenta a decollare.