Sicurezza delle informazioni: strategica per il business e l’immagine aziendale

di Tullio Matteo Fanti

13 Febbraio 2012 14:30

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Il 64% delle aziende italiane considera l'Information Security critica o rilevante per il business: nel 2012 cresce il budget IT dedicato, seppure i costi ne rallentino la diffusione.

E’ stata presentata ufficialmente la ricerca “Information Security Management Report 2012”, già anticipata da PMI.it nelle settimane scorse: lo studio fa il punto sulla gestione della sicurezza delle informazioni in Italia analizzando investimenti,  competenze e strumenti messi in campo.

Il 64% delle imprese del panel – composto da 214 CIO, CSO, CISO e Security Manager di imprese top italiane – ritiene che l’Information Security incida e abbia effetti positivi sul business in modo molto critico: il 44% ritiene il suo impatto rilevante in quanto garantisce la continuità e aiuta a prevenire i rischi.

L’investimento in Information Security, inteso come quota del budget IT, raggiunge un valore medio del 5%. Il range di spesa risulta molto ampio e si arriva ad investimenti superiori anche al 15%; le previsioni di spesa media per il 2012 indicano che i budget destinati all’lnformation Security crescono con ritmi compresi tra il 6% ed il 9%.

Ad incentivare la spesa in Information Security sono soprattutto: la richiesta di compliance alle normative, la necessità di prevenire i rischi legati a Internet e l’introduzione in azienda di nuove tecnologie. Tra gli ostacoli che frenano gli investimenti, invece, il costo rappresenta l’elemento principale.

In definitiva, l’Information Security Management appare strategico per l’operatività delle imprese e per evitare loro gravi rischi di immagine; Mobile Computing, Social Media e Cloud Computing assumono sempre più consistenza nel rafforzare i rischi, la cui gestione diventa così strategica per mantenere alta la fiducia nei clienti e per ottenere un vero vantaggio competitivo.

«I risultati non ci vedono sfavoriti rispetto all’Europa», conclude Alfredo Gatti, Managing Partner di Nextvalue, «anzi forse è tutta l’Europa che in questo momento sta facendo un salto di qualità; le stesse disposizioni annunciate dalla Comunità Europea tendono ad uniformare le normative dei singoli Paesi per creare un unico contesto di business e, in qualche maniera, per colmare il gap con gli Stati Uniti».