L’Osservatorio MECSPE Industria 4.0 presentato in questi giorni a Modena da Senaf in occasione della quarta tappa dei “LABORATORI MECSPE FABBRICA DIGITALE, La via italiana per l’industria 4.0”, rivela la grande propensione delle PMI della meccanica e della subfornitura per gli investimenti innovativi e la loro soddisfazione per il Piano Calenda (il Piano Industria 4.0).
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Tra le nuove tecnologie abilitanti le imprese meccaniche prediligono soluzioni per la sicurezza informatica (59,5%) e la connettività (53,4%) – settori in cui si registra anche il livello di conoscenza maggiore da parte delle aziende – la simulazione (28,2%), la produzione additiva (26,7%), il cloud computing (24,4%) e l’Internet of Things (22,1%), che saranno oggetto di ulteriori investimenti da qui al 2018.
Tutto questo porta ad un livello di digitalizzazione raggiunta in azienda molto alto – 61,2% in termini di progettazione e sviluppo del prodotto; 60,4% nelle relazioni con il cliente e dei canali di vendita – e ad aspettative per i prossimi 3 anni altrettanto elevate:
- 63,2% prevede fino al 15% di aumento dei ricavi;
- il 71,2% prospetta lo stesso risultato per quanto riguarda la riduzione dei costi.
Secondo le previsioni entro la fine del prossimo anno l’Internet of Things sarà presente nel 22,1% delle aziende, la sicurezza informatica e il cloud computing nel 20,6%, la realtà aumentata nel 15,3% e i big data in oltre un quinto delle imprese italiane (22,9%). Gli investimenti nei prossimi anni si concentreranno soprattutto (86,2%) nel trasformare l’impresa in una Fabbrica Intelligente, con quasi 3 imprese su 10 orientate a superare la quota del 10%. Solo il 13,8% non intende effettuare investimenti.
A spingere e guidare il processo di innovazione digitale in azienda è nel 37,2% dei casi l’imprenditore, nel 14,9% il Direttore/Responsabile IT, nell’8,1% il Direttore tecnico (8,1%) e nel 6,1% il Direttore Ricerca & Sviluppo.
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Al contrario, a frenare il processo di digitalizzazione vi sono:
- un rapporto incerto tra investimenti e benefici (per il 46,2% delle aziende);
- l’arretratezza delle imprese con cui si collabora (43,1%);
- la mancanza di competenze interne (29,2%);
- l’assenza di un’infrastruttura tecnologica di base adeguata e gli investimenti richiesti troppo alti (26,2%);
- la mancanza di una chiara visione del top management (24,6%);
- i numerosi dubbi sulla sicurezza dei dati e possibilità di cyber attack (17,7%).