Le imprese attive nelle Regioni del Centro Nord della penisola mostrano segnali positivi per quanto riguarda l’uscita dalla crisi economica, sebbene le disparità territoriali siano notevoli. Questo è quanto emerge dal rapporto 2017 a cura di Confindustria e Cerved dedicato alle PMI del Centro Nord, documento che analizza i bilanci, le dinamiche demografiche, le abitudini di pagamento e il merito di credito delle aziende operative sul territorio.
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Sono circa 111 mila imprese, pari all’82% del totale nazionale e a 168 miliardi di euro di valore aggiunto (pari a oltre il 10% del PIL italiano), con poco più di 3 milioni di addetti e un fatturato che corrisponde a 727,5 miliardi di euro.
«Il quadro che emerge dal rapporto Confindustria-Cerved che analizza lo stato di salute di 111 mila PMI del Centro-Nord è positivo – afferma Valerio Momoni, Direttore Business Development di Cerved -. Si evidenziano in particolare alcuni segnali di ripresa quali la crescita del fatturato, del valore aggiunto e dei margini, che rafforzano i primi segnali positivi già emersi lo scorso anno. Nonostante i miglioramenti, le PMI sono ancora distanti dai livelli pre-crisi, soprattutto per quanto riguarda la marginalità che resta lontana dai livelli del 2007 con gap compresi tra il meno 21% del Nord Est e il meno 40% del Centro. Con meno credito bancario, le PMI sopravvissute alla crisi hanno aumentato la propria patrimonializzazione, pagano più puntualmente i fornitori e, anche se meno redditizie, hanno bilanci complessivamente più solidi. Si tratta di un trend positivo che ci aspettiamo possa continuare anche nei prossimi 2-3 anni. Rimangono però ampi i divari territoriali, con il Nord-Est che guida la ripresa e le regioni del Centro che recuperano più lentamente.»
Per quanto concerne le differenze territoriali, se da un lato si è interrotta l’emorragia di PMI iniziata nel 2009 nel Nord-Est ( con un +0,3% nel 2015) e nel Nord-Ovest (+1,8%), nelle zone dell’Italia centrale la diminuzione prosegue con un’ulteriore perdita pari al -0,7%.