Fin dalle origini della storia l’uomo utilizza strumenti per la rappresentazione grafica del pensiero. In questo modo riesce a fissare le idee, a descrivere per analogia i concetti e ad integrare le sue verbalizzazioni con un supporto visuale. Le mappe del pensiero, come pure altre forme di rappresentazione grafica, rispondono a questa necessità che, negli ultimi anni, si è fatta più diffusa e marcata.
Fino a poco tempo fa l’idea della mappa era associata alla consultazione: al fruitore si richiedevano capacità di interpretazione, mentre all’autore spettava la perizia di realizzazione e la conoscenza del “territorio”.
Mappe del pensiero
Il recente utilizzo di strumenti digitali ha fornito nuove possibilità, in termini di interazione, come pure di impostazione e realizzazione. Il pensiero visuale ha iniziato a farsi largo, portando modalità e strumenti estremamente efficaci sia per la produttività individuale, sia per il lavoro di gruppo. Questa opportunità tecnica per lo sviluppo e la condivisione delle idee, tuttavia, è stata accompagnata solo in parte da riflessioni sull’utilizzo corretto di questi “strumenti di pensiero”.
In ambito aziendale, quasi sempre si fa riferimento alle mappe mentali; in ambito formativo, invece, più spesso l’attenzione è rivolta alle mappe concettuali.
La metodologia
In Rete è possibile trovare una grande quantità di informazioni sul fronte mappe: articoli ed estratti di pubblicazioni, recensioni di software per la realizzazione di mappe digitali, gallerie di esempi. La disponibilità di risorse e documenti aiuta a comprendere e ad approfondire, è vero, ma a volte la proliferazione di questo materiale accresce il naturale disorientamento tra i neofiti e i curiosi del mapping che, sperimentando tecniche e strumenti, spesso finiscono per farsi un’idea sbagliata o limitata delle opportunità offerte da questa metodologia.
Per chiarire lo scenario a questo proposito vorrei proporre una prima riflessione sul fatto che le mappe del pensiero sono strumenti e, come tutti gli strumenti:
- presentano peculiarità distintive;
- possono essere utilizzate in modo appropriato solo in certi contesti;
- comportano abilità d’uso che possono essere sviluppate con il tempo e l’esercizio.
In tal senso, così come è opportuno distinguere tra un martello da carpenteria e un martellino ortopedico sia per l’aspetto sia per i possibili usi, è bene sapere come distinguere i vari tipi di mappa del pensiero.
Le diverse mappe
In generale è possibile distinguere tra contesti d’uso di tipo cognitivo oppure di tipo creativo. Situazioni diverse sottendono tipo di pensiero diversi (ogni pensiero viene elaborato da risorse cerebrali diverse: al pensiero razionale sono preposte soprattutto le funzioni dell’emisfero sinistro, mentre l’emisfero destro è più versato al pensiero creativo). In queste considerazioni risiede la differenza tra due grandi famiglie di mappe.
Nei contesti cognitivi rientrano situazioni nelle quali sono importanti la chiarezza, il rigore espressivo, l’univocità di interpretazione: casi tipici sono la descrizione di processi, la schematizzazione di funzionalità di apparati, la rappresentazione grafica di documenti tecnici. Le mappe cognitive sono dunque caratterizzate da modalità e strumenti espressivi che ben supportano l’emisfero sinistro nella elaborazione e nella rappresentazione di un pensiero razionale. All’interno dell’ampia famiglia delle cognitive possiamo annoverare le mappe concettuali.
Nei contesti creativi sono preminenti invece fattori come la fantasia, l’associazione di idee, la sospensione del giudizio: è il caso della ideazione di campagne pubblicitarie, della rielaborazione di vissuti personali, della memorizzazione nell’apprendimento di concetti. Le mappe creative sono più adatte a stimolare l’emisfero destro con colori e immagini evocative e, tra queste, troviamo le mappe mentali.
Nel prossimo articolo scenderemo più in dettaglio sulle singole tipologie di mappe, per meglio caratterizzarle in termini di struttura e di utilizzo.
Articolo a cura di Alberto Scocco