Il winner effect descrive in biologia il fenomeno per cui, dopo aver vinto un combattimento contro avversari deboli, si tenda a replicare quel risultato anche contro rivali più forti (=>scopri le migliori strategie di leadership). Il successo cambia infatti la chimica del cervello, rendendo più volitivi, audaci e sicuri, ma anche più aggressivi e spietati. Ian Robertson, professore di psicologia al Trinity College di Dublino, ha applicato tale principio anche agli esseri umani. La tensione al potere rende più ottimisti e porta risultati più ampi anche nella vita lavorativa, ma si rischia il circolo vizioso fra vittoria e continua voglia di vincere. Studiando la neuroscienza del successo e del fallimento sono emersi dati interessanti, dipanandone le radici biologiche e neurologiche:
- I Vincitori di Oscar vivono in media 4 anni in più,
- Più elevati livelli di testosterone comportano maggiori profitti nel lavoro,
- Le squadre olimpiche con uniformi rosse vincono nel 62% dei casi rispetto al blu,
- Sentirsi più potenti porta a barare e ad essere meno attenti agli altri,
- Vincere ad ogni costo può condurre a rovinosi rovesci della medaglia.
Chi è abituato a vincere sviluppa una dipendenza fisica da questa condizione: le crisi di astinenza comporteranno inevitabili problemi. Sul luogo di lavoro in particolare, la tendenza a prevaricare a ogni costo sfocia nell’aggressività, nello scarso rispetto degli altri e nell’assenza di empatia verso i colleghi, finendo per cadere in uno stato di isolamento psicologico e sociale. Eppure, come in natura, il soggetto dominante viene scalzato appena commette un errore, perché si è spezzato l’equilibrio sociale: la condizione di isolamento porta alla morte. Le donne sono meno soggette all’effetto distruttivo del troppo potere e, in condizioni di vittoria, mantengono empatia, coinvolgimento e considerazione degli altri. I veri leader sono guidati da un senso del bene comune piuttosto che del proprio ego. Tutte le decisioni prese, dalla pianificazione all’organizzazione delle attività, tengono conto di questa “vittoria del gruppo” piuttosto che della gratificazione personale. => Vai alla Guida alla leadership