New York sta diventando un polo tecnologico di riferimento per le start-up innovative, attraendo capitali e talenti da tutto il mondo e creando nuovi posti di lavoro.
Il sindaco Bloomberg, da buon imprenditore, ha fatto della Grande Mela la nuova culla dell’innovazione, delle idee e del business: dagli strumenti web per mettersi in proprio nell’industria tecnologica ai centri universitari per le scienze applicate (es.: CornellNYC Tech) volti a formare una nuova generazione di scienziati-imprenditori.
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Ad analizzare queste dinamiche è il libro Tech and the City, Startup a New York: un modello per l’Italia (Guerini e Associati) di Maria Teresa Cometto, giornalista del Corriere della Sera ed Alessandro Piol, figlio del noto venture capitalist e mentore di giovani startupper.
Il libro contiene cinquanta testimonianze raccontate in prima persona di chi, a vario titolo, fa parte della “comunità tecnologica” della Grande Mela.
Fred Wilson, una delle voci più autorevoli della New York tecnologica, nella prefazione del libro auspica che l’esempio possa essere replicato in altri Paesi e culture dove si è persa l’onda iniziale della rivoluzione tecnologica: bisogna mantenere lo spirito imprenditoriale e la libertà di innovare.
Per l’avviamento di una nuova realtà imprenditoriale, infatti, non servono soltanto i finanziamenti, ma anche efficaci strategie di ingresso e consolidamento della neonata impresa sul mercato, che ad oggi conta di tre metodi: premi, ibridazione, incubazione.
E soprattutto modelli di sviluppo come quello della Grande Mela, che potrebbe rilanciare la crescita del tessuto connettivo economico italiano , fatto di PMI e start up: se ne è discusso nei mesi scorsi al convegno “start-up what’s next “ organizzato da DLA Piper e Università degli Studi di Milano.
L’idea è di replicare il modello newyorkese, per rendere la capitale lombarda attrattiva a livello internazionale, grazie alla collaborazione fra istituzioni pubbliche e private orientate verso lo scopo comune di sviluppo economico e sociale della città.