Gestire la crisi: da SAP e Bocconi trend e soluzioni

di Cristiano Guarco

Pubblicato 7 Giugno 2013
Aggiornato 19 Luglio 2013 12:56

SAP e SDA Bocconi spiegano alle PMI italiane il ruolo dei sistemi informativi in azienda: focus su struttura manageriale, dinamicità del business, assetto nazionale e internazionale

Lo studio congiunto SAP – SDA Bocconi, “Dimensioni di complessità aziendale e valore dei sistemi informativi” getta nuova luce su queste tematiche, spiegando il  ruolo dei sistemi informativi all’interno di un’azienda.

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Presentato alle PMI italiane durante una serie di incontri sul territorio tra maggio e giugno – realizzati in collaborazione con vendor locali  (ICMS, BMS, Derga, Altea, All In Team, Horsa e Sidi) – lo studio ha coinvolto 200 medie imprese con un giro d’affari tra 50 e 500 milioni di euro.

Tutti i vendor coinvolti hanno avuto un ruolo attivo nel progetto congiunto, attivando un percorso di formazione studiato per migliorare l’approccio a questa tematica delicata rispetto agli interlocutori tradizionali delle piccole e medie imprese italiane.

Governance

Lo studio ha evidenziato come alcuni fattori chiave – struttura manageriale, dinamicità del business, assetto nazionale e internazionale – rappresentino la complessità che può mettere in crisi quella PMI che applichi un modello operativo tradizionale.

Il pericolo è evitabile con facilità, adottando una struttura prima organizzativa e poi decisionale, supportata da manager con idee chiare e poteri operativi, nuova e a suo modo innovativa. Non si tratta di vera innovazione, ma va intesa come tale se rapportata al modello precedente.

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Servono dinamicità e capacità di adattarsi ai rapidi mutamenti di scenario: vivacità dei mercati esteri, internazionalizzazione del business, presenza capillare sui mercati locali, delocalizzazione della produzione (aspetto delicato da affrontare).

Lo studio ha anche evidenziato la presenza di manager indipendenti nella maggior parte dei casi, e in poco più di un terzo delle aziende la proprietà è affiancata nella governance dai manager.

Gestione delle complessità

Gianluca Salviotti, che ha curato la ricerca insieme a Severino Meregalli di SDA Bocconi School of Management, ha sottolineato come “a queste complessità sono legati fattori di imprevedibilità”.

“In genere, la crescita aziendale porta alla necessità di delegare parte di questi compiti. La crescita genera complessità e deve essere gestita con logiche e strumenti per ridurla. Nei casi analizzati i sistemi informativi hanno rappresentato una leva per affrontare una complessità crescente, così come una struttura fatta di manager con pregresse esperienze in altre realtà”.

Lo studio ha anche evidenziato come l’assetto internazionale sia un fattore di sviluppo condizionato dalla complessità, con una presenza diretta fuori dai confini ed export in crescita del 43% per le PMI prese a campione.

Si tratta al tempo stesso di un successo e di un fattore da cui si dipana un altro filone legato alla complessità normativa e fiscale nei mercati esteri in cui si opera.

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Trend

Passando alle tendenze, si nota una situazione altamente imprevedibile: oltre la metà delle aziende ritiene che il livello e la tipologia della domanda siano indeterminabili, così come l’evoluzione delle normative nei vari Paesi con cui si hanno rapporti più o meno diretti.

Lo stesso trend imprevedibile riguarda l’evoluzione degli scenari competitivi, quasi per la metà delle aziende. Come ha sottolineato ancora Salviotti, “L’inflazione nei paesi in via di sviluppo li rende sempre meno low cost, e le imprese che operano con maggiore successo sono quelle che hanno delocalizzato alla ricerca di nuovi mercati prima della crisi di quello interno”.

Infine, le difficoltà nell’accesso al credito hanno ridotto in misura sensibile le prospettive di crescita attraverso fusioni e acquisizioni: di fronte a una domanda con risposte multiple, il 58% ha dichiarato una strategia di crescita organica su mercati tradizionali, contro il 17% che pensa a operazioni di M&A (fusioni e acquisizioni). Per finire, il 47% pensa alla crescita organica su nuovi mercati, a fronte di un 14% che studia operazioni M&A.

Quello che ne esce è un quadro in cui il processo di internazionalizzazione avanza a strappi e singhiozzi, in un contesto economico imprevedibile e in un altro normativo complesso, creando una situazione molto difficile da gestire per la piccola e media impresa italiana.