Le imprese promuovono la certificazione di qualità ma non risparmiano critiche sugli eccessivi adempimenti richiesti, o sulla scarsa efficacia nei confronti dei clienti. Sono alcuni dei risultati emersi da una specifica indagine promossa da Accredia, ente italiano di accreditamento, che ha anche delineato gli opportuni strumenti per le Pmi, presentandoli al convegno dedicato al Rapporto Accredia Censis 2011.
Sono oltre 90mila le aziende e quasi 160mila i siti produttivi dotati di certificazione di qualità in Italia, ma considerando il modo in cui vengono vissute le certificazioni dalle aziende, spesso come documento di facciata, ci si interroga se possano costituire lo strumento più idoneo per innovare, visto che la qualità sembra essere un carattere distintivo e performante quando implementato seriamente in una azienda.
Lo scenario italiano
L’Osservatorio Accredia che monitora le dinamiche, i cambiamenti, gli elementi di forza e le criticità del settore della certificazione, particolarmente verso i Sistemi di Gestione della Qualità (SGQ), ha utilizzato la ricerca proprio per comprendere lo scenario italiano delle imprese e la loro percezione di utilità degli strumenti di certificazione.
Ovviamente c’è una componente di opportunità economica dettata dai 168 Organismi di Certificazione che producono un giro di affari dal valore superiore ai 260 milioni di euro annui. Certamente, dunque, da parte di Accredia c’è l’esigenza di mantenere e incrementare questo mercato ma anche quello di inquadrare con chiarezza un modo efficace di implementazione della qualità il cui ritorno in termini di convenienza è riconosciuto da tutti gli attori: imprese, enti e ovviamente consumatori.
Dai dati ISTAT riportati nella ricerca Censis lo scenario italiano evidenzia un maggior successo per le aziende che investono in qualità del prodotto e del processo produttivo, e ne sono significativi esempi le imprese dei comparti abbigliamento-moda, alimentare, arredamento-mobili, apparecchiature meccaniche, prodotti per l’edilizia e prodotti in vetro che contribuiscono per il 45% all’Export nazionale, con aumenti continui di anno in anno.
Anche l’indice di specializzazione sui mercati esteri è migliorato negli ultimi anni nel comparto delle macchine per impiego generale, dei prodotti alimentari, dei prodotti in metallo, dei prodotti in legno e dei prodotti della stampa.
Il motivo del miglioramento è l’instaurazione di processi virtuosi e quality-oriented, legati al miglioramento delle strategie commerciali, al rafforzamento delle reti di vendita, al maggiore uso di tecnologia innovativa.
A partire da questi dati, Accredia e CENSIS hanno elaborato quattro indicatori sintetici di qualità relativi ad altrettanti diversi ambiti delle dinamiche economiche e sociali del Paese:
- Il sistema produttivo.
- L’offerta di servizi pubblici.
- La qualità della vita.
- La tutela e conservazione ambientale.
Tutti i dati esaminati nell’arco temporale dal 2005 al 2010, hanno mirato a valutare se le dinamiche di crescita fossero influenzate dall’innalzamento della qualità delle singole componenti di impresa che hanno implementato le certificazioni.
L’indagine sulla qualità
I dati di bilancio di quasi 1.000 imprese fra certificate e non, sembrano confermare l’idea che i Sistemi di Gestione per la Qualità contribuiscano concretamente a razionalizzare alcuni processi aziendali, anche se ovviamente possono esserci delle eccezioni. In particolare le imprese certificate mostrano indicatori migliori rispetto ai livelli di redditività del capitale, degli investimenti e del fatturato e su gran parte degli aspetti legati alla gestione corrente, sia nella componente di formazione di liquidità operativa sia nella gestione delle scorte e dei crediti commerciali.
Viceversa le certificazioni non sembrano incidere particolarmente sugli indici di liquidità e le aziende prive di certificazione presentano rapporti migliori rispetto all’incidenza sul fatturato dei debiti con le banche e il costo del denaro e per gli indici che misurano la produttività.
Le imprese intervistate dall’Osservatorio Accredia per sondare l’approccio al Sistema di Gestione per la Qualità (SGQ), hanno confermato la valenza dello strumento per razionalizzare i processi interni, definire un obiettivo di efficienza e acquisire una chiara visione di eventuali elementi di debolezza della struttura organizzativa. Però il 10% dei manager di aziende certificate si dichiara non soddisfatto, lamentando che gli adempimenti richiesti incidono negativamente sull’operatività aziendale, complicando i passaggi e appesantendo le procedure; il restante 90% pur se soddisfatto lamenta comunque l’esistenza di una serie di rischi, dall’eccessiva facilità a ottenere un certificato di qualità al limitato riconoscimento da parte del mercato del reale valore aggiunto.
Inoltre da parte dell’Organismo di Certificazione si aspettano un’analisi seria e oggettiva dell’azienda, che culmini in una serie di consigli per colmare eventuali lacune, e risolvere eventuali criticità. Le aziende non certificate sulla qualità, ovvero il 25% del campione esaminato, detengono certificazioni più specialistiche, ma non sempre sono orientate alla certificazione con SGQ, perché hanno valutato che un simile riconoscimento non porterebbe all’atto pratico alcun beneficio nei rapporti con i propri clienti.
L’analisi di mercato dell’osservatorio Accredia sembra quindi evidenziare potenzialità ma anche limiti degli strumenti di certificazione che dovranno essere rivisti e certamente migliorati, tuttavia l’opinione conclusiva del rapporto è che specialmente nell’attuale periodo di crisi economico finanziaria e di mercato, non si deve abbassare il livello di attenzione sui sistemi di qualità ma, anzi, si dovrebbe investire maggiormente su di essi perché il beneficio risulta concreto e stabile.