Una catena di approvvigionamento efficiente rappresenta sia un vantaggio competitivo per ciascuna attività produttiva sia un pilastro fondamentale per la crescita dell’economia globale, che può subire pesanti ripercussioni nel momento in cui il sistema di supply chain entra in crisi.
Questo è quanto accaduto a causa della pandemia, che ha generato inevitabili interruzioni nei sistemi di distribuzione della maggior parte delle aziende di tutto il mondo. Uno scenario critico e incerto tutt’altro che risolto, a causa dei cambiamenti del mercato riconducibili all’emergenza sanitaria ma non solo.
La crisi globale della supply chain
A mettere sotto pressione la supply chain è stato fin dal 2020 il blocco delle attività produttive e delle navi mercantili, i porti statunitensi congestionati e la cancellazione di numerosi voli, a cui si è aggiunto successivamente il rincaro dei prezzi delle materie prime.
A complicare la situazione, inoltre, sono state la carenza di autisti che ha coinvolto l’intera Europa e la chiusura della compagnia aerea russa AirBridge specializzata nel trasporto merci. Il comparto logistico e trasporti mondiale, ad esempio, ha subito forti ripercussioni a causa del blocco della produzione cinese.
Tutti questi cambiamenti hanno evidenziato i limiti del modello organizzativo “just in time” che non rappresenta più un principio fondamentale: oggi, infatti, appare indispensabile rivedere i processi logistici e adottare soluzioni agili ed efficaci per ridurre i rischi, anticipando le possibili interruzioni senza farsi cogliere impreparati.
Stando al “Global Supply Chain Risk Report 2023” stilato da WTW, inoltre, il 65% delle aziende in tutto il mondo ha già provveduto a potenziare le catene di approvvigionamento come risposta alla pandemia, mentre il 58% prevede di apportare cambiamenti significativi nell’immediato futuro.
Lo scenario italiano
In Italia le problematiche legate ai trasporti e alla catena distributiva nascono soprattutto dalla carenza infrastrutturale, evidente soprattutto nel Centro e Sud e in grado di rallentare lo sviluppo del trasporto merce su rotaia, congestionando i porti.
Basti pensare che la realizzazione della ferrovia Genova-Tortona che insieme alla diga foranea, consentirà al porto di Genova di diventare il più efficiente d’Italia, sarà completata solo nel 2026.
Anche specifiche misure come la sburocratizzazione doganale e la normativa dello Sportello Unico, inoltre, dovrebbero efficientare il sistema Italia generando vantaggi a medio e lungo termine.
L’esempio di Italsempione
Italsempione, uno dei principali player internazionali attivi nel settore delle spedizioni internazionali e della logistica, ha dovuto fronteggiare le molteplici difficoltà legate all’era pandemica e post-pandemica, assistendo alla carenza di contenitori e della capacità di stiva aerea, all’allungamento dei tempi di transito delle rotte marittime e all’incremento dei noli su base settimanale.
Una situazione critica aggravata anche nel quotidiano dalle numerose assenze dovute ai contagi da Covid, che l’azienda ha affrontato restando sempre a fianco dei propri clienti e dei collaboratori, studiando la soluzione più funzionale per rispondere alle singole esigenze.
“La pandemia e la guerra ci hanno obbligati a fare i conti con la realtà dei fatti – afferma Pietro Vavassori, CEO di Italsempione -, costringendoci a ripensare i modelli organizzativi e gestionali a cui eravamo abituati, introdotti dalla globalizzazione.”
Formazione e tecnologia per ripensare la supply chain
L’evoluzione di Italsempione si è basata su tre strategie fondamentali, precisamente la formazione, la tecnologia e la sostenibilità.
Il lancio della Academy dedicata alla formazione del personale, in primis, favorirà nuovi percorsi di crescita interni coinvolgendo i collaboratori nella revisione dei processi e delle abitudini, in un’ottica di sostenibilità sociale e ambientale.
In ambito tech, invece, il passaggio dal cartaceo a un valido sistema di archiviazione digitale ha fatto la differenza, anche grazie all’implementazione di soluzioni specifiche per ottimizzare tempi e risorse, anche energetiche.
Italsempione Village: la nuova sede eco-sostenibile
La vocazione sostenibile caratterizza da sempre l’operato di Italsempione, impegnata a ridurre l’impatto ambientale attraverso consueti gesti quotidiani come la raccolta differenziata e l’eliminazione della plastica negli uffici.
Da un’idea nata nel 2010, inoltre, è nato il progetto di realizzare Italsempione Village, la nuova sede certificata secondo protocolli ambientali eco-sostenibili LEED (US) e BREEAM (UK), come previsto dagli obiettivi dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile sottoscritta dai paesi membri ONU.
Basata su un importante investimento per il 98-99% eco-sostenibile, la struttura prevede la realizzazione di un impianto fotovoltaico in grado di produrre fino a 3.350.000 kilowattora all’anno, ospitando un magazzino di circa 40mila mq con spazi dedicati al fashion, alle merci pericolose e varie aree a temperatura controllata, una delle quali destinata alle merci surgelate a -18°.
“La nuova sede, che sarà a Vittuone, rappresenta per noi un investimento molto importante, un modo per Italsempione di intercettare la necessità di un mercato che richiede nuovi spazi e sistemi tecnologici avanzati nella gestione dei flussi per facilitare le attività nella logistica di filiera – conclude il CEO di Italsempione.”