La grande quantità di CV che arriva in azienda portato a prediligere sistemi automatici di selezione, per sveltire il lavoro e trovare scientificamente il candidato giusto.
Il pre-screening affidato a un software ATS (Applicant Tracking System) screma il numero di candidati in base ad una specifica offerta di lavoro, identificando anche “forti” e “deboli”. I vantaggi legati all’utilizzo della tecnologia nei processi di selezione sono evidenti: tagliano i tempi e permettono ai recruiter di concentrarsi su compiti più specifici. Eppure, la tecnologia a volte può sbagliare: talenti davvero preziosi spesso non vengono presi in considerazione.
Vediamo come è possibile ovviare al problema grazie ad alcuni semplici accorgimenti.
=> Selezione tra tradizione e innovazione
Ci sono diversi motivi per cui la macchina può sbagliare e alcuni di questi sono strutturali. Ad esempio, un CV scritto con il font sbagliato rischia di essere escluso perché non riconosciuto dall’intelligenza artificiale.
Per questo motivo si consiglia di utilizzare come font Calibri o un carattere Sans Serif Smile, mentre è meglio evitare il diffusissimo Times New Roman o il Cambria.
Anche il formato può far danni: il più diffuso è certamente .doc (Word)seguito da .txt, mentre sono da escludere .pdf, .html, .odt (Open Office e Apple Pages.
Attenzione anche il ricorso ai curricula in formato video: i software sono in grado di rilevare le soft skills interpretando le espressioni facciali ed il tono di voce.
Ancora: per i punti elenco è meglio evitare l’uso di frecce o simboli complessi, preferendo simboli semplici e a forma circolare. Per lo stesso motivo, meglio evitare grafici e tabelle.
In generale, la selezione automatizzata individua parole chiave nel curriculum che corrispondano all’annuncio pubblicato dall’azienda. Se queste non sono state inserite si rischia di finire nel dimenticatoio, anche se si è utilizzato un sinonimo. Per questo bisogna essere sicuri di ricalcare ciò per cui ci si sta proponendo.