Le giuste leve per un investimento di successo

di Alessia Valentini

Pubblicato 22 Novembre 2012
Aggiornato 12 Febbraio 2018 20:36

Se siete un imprenditore e state per effettuare un investimento, aspettate ancora un momento, leggete qui e poi potrete procedere valutando se siete dello stato d’animo giusto.

È provato dall’ultima ricerca dell’Harvard Kennedy School e della Columbia University che se ci si trova in uno stato di tristezza, ansia e depressione la capacità  di investire ne risente, facendo preferire gratificazioni a breve termine a scapito della lungimiranza.

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E negli affari, azienda o start-up, mancare di ampie vedute è il peggior mix che possa capitare.

Jennifer Lerner (Harvard Kennedy School of Government) e i colleghi Yi Le e Elke U. Weber (Columbia University) hanno pubblicato una ricerca in cui hanno testato come uno stato d’animo negativo influenzi negativamente le decisioni finanziarie, tanto da condizionare la capacità  di vedere lontano.

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I colpevoli sono inquietudine e smania, depressione, ansia, tristezza che inducono a prendere decisioni affrettate e in particolare nelle scelte di tipo finanziario portano a inseguire un guadagno a breve termine.

Negli affari non sempre il risultato a breve termine è il passo migliore e nel business questo discorso è ancora piu’ cruciale. In un periodo di crisi economica la capacità  di fare investimenti mirati e di proiettarsi correttamente verso il futuro è più che mai strategica.

Se la chiave di volta degli investimenti di successo sembra collegata a cinque leve specifiche, come spiega il Business Developer Marco Sabatiello dal suo blog, – tempo, lavoro, idee, conoscenze e denaro – forse da oggi bisognerà  aggiungere anche lo stato d’animo.

I risultati dei test hanno evidenziato come le persone in stato di tristezza, di fronte a scelte di tipo economico siano portate puntualmente a optare per la strategia meno lungimirante rispetto chi invece è in uno stato “normale”, con una attenzione del 13%-34% inferiore nei confronti delle future ricompense.

Lerner spiega che la tristezza, più di altre sensazioni negative, suggerisce un'urgenza immediata di gratificazione che nelle decisioni monetarie comporta una visione a breve termine e dunque antieconomica.