Le imprese del nostro Paese hanno superato la crisi. Ne è convinto il presidente di Unioncamere, Ferruccio Dardanello, che, in un'intervista rilasciata al quotidiano Italia Oggi, conferma i segnali di incoraggiamento provenienti dal nostro tessuto produttivo. Prova ne è il tentativo di crescita imprenditoriale della prima metà d'anno. E', infatti, pari a 17.000 unità l'aumento delle imprese rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso. Un segnale incoraggiante ma che non deve crearci facili illusioni.
Sarà pur vero che le imprese stanno uscendo dalla crisi ma è bene, comunque, ritenere attendibile anche il giudizio di molti imprenditori che continuano a lamentare la staticità del mercato italiano. La ripresa dei mercati è molto lenta e parecchie imprese, già asfissiate dalla congiuntura economica, non riescono a ingranare. La scelta, sebbene sofferta, è una inevitabile chiusura dell’azienda.
A parlare di chiusura d'azienda non sono soltanto le micro o le piccole imprese. Nell'ultimo periodo, infatti, si vedono coinvolti in questi scottanti argomenti anche grandi gruppi industriali quali la Fiat per lo stabilimento di Termini Imerese o attività storiche come il ristorante Charleston sul mare di Mondello, uno dei ristoranti simbolo della città di Palermo frequentato, in passato, anche dai reali della casa Savoia.
Il numero uno di Unioncamere ritiene necessario rilanciare gli investimenti, liberare le imprese da inutili regole, stimolare i consumi alleggerendo la pressione fiscale su famiglie e imprese e superare l'Irap. Nessun cenno, invece, a ciò che realmente aiuterebbe le imprese a uscire con più facilità dalla crisi: i gruppi di imprese. Personalmente ritengo che le aziende del Sud hanno il dovere morale di unire le loro forze e costituire un network di imprese lungo l'asse del Mediterraneo. Un pacifico confronto tra le Pmi meridionali necessario, se non indispensabile, a pianificare possibili sviluppi del sud Italia.