L'espressione è fatta: più investimenti, meno Irap e burocrazia. E' questo l'algoritmo che permetterà il rilancio della Sicilia e di altre sette regioni: Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia e Sardegna. Almeno questi sono i preamboli.
Per queste regioni, oltre all'azzeramento delle procedure burocratiche, è previsto anche l'azzeramento dell'Irap, l'imposta regionale sulle attività produttive. L'attuale aliquota del 3,90% potrà essere ridotta o addirittura azzerata.
Cosa cambierà , quindi, per la Sicilia? Assolutamente nulla poiché, essendo una regione a statuto speciale, ha da sempre beneficiato della possibilità di applicare esenzioni oltre a quelle consentite dalla legge. Insomma, una novità che, a conti fatti, non porta nessuna innovazione all'isola.
Ma allora, in vista dell'evoluzione che il federalismo impone, come permettere il rilancio delle imprese siciliane? Il turismo è la chiave di tutto. Occorre rappresentare la necessità , tanto per la Sicilia quanto per tutte le altre regioni meridionali, di rilanciare le imprese attraverso azioni mirate alla promozione e allo sviluppo del turismo. Tale strategia dovrà essere volta al consolidamento di quella forma di turismo ideata per assicurare la presenza imponente di visitatori extraeuropei.
Tagliare completamente le tasse, per quanto paradossale possa apparire, potrebbe divenire controproducente per le sorti della regione e, di conseguenza, delle imprese poiché in questo modo verrebbe a mancare quella principale forma di sostentamento che è indispensabile ai fini dell'esistenza stessa delle imprese.
E' fondamentale, però, che gli introiti delle tasse vengano reinvestiti per il rilancio delle imprese, magari cominciando dal turismo fino ad arrivare alle infrastrutture e ai servizi. Quello che la politica regionale dovrà imparare non è ingolosire le imprese con falsi aiuti e seducenti parole ma piuttosto gestire gli introiti con pragmatico equilibrio al fine di restituire il tutto sotto forma di servizi utili, efficienti e funzionali.